Colpo alle poste di Castronno, gli imputati si difendono: “Non eravamo noi”
Battute finali per il procedimento a carico di tre uomini accusati di una rapina aggravata avvenuta nel 2018. L'accusa sostiene la tesi del commando arrivato da fuori, loro parlano di "visita ai parenti"
«Sono innocente, quelli non eravamo noi». Per il processo dinanzi al Collegio del tribunale di Varese che vede imputate tre persone con l’accusa di rapina aggravata avvenuta all’ufficio postale di Castronno avvenuta il 31 marzo 2018 siamo arrivati alle battute finali.
E nella giornata di oggi, martedì 7 febbraio, sono state sentite in aula due delle tre persone imputate che hanno negato ogni addebito. Si tratta di tre uomini di 43, 67 e 54 anni di origini calabresi finiti nelle reti degli investigatori in seguito ad alcune intercettazioni ambientali carpite nel corso di un altro procedimento. L’accusa sostiene la tesi del commando partito in auto e arrivato a Castronno per compiere il colpo – con un piccone brandito tra le mani – che valse un bottino di 40 mila euro.
Le difese (rappresentate dagli avvocati Martina Zanzi e Francesca Panajia) puntano invece a sostenere l’estraneità dei fatti riguardo agli imputati che sarebbero arrivati in provincia di Varese per fare visita ai numerosi parenti. A sostegno di questa tesi ci sarebbe anche un posto di blocco a Latina dove gli agenti non trovarono nulla nell’auto dei tre ma anche un varco provvisto di “lettore targhe” a Castronno che riprese una vettura simile a quella su cui viaggiavano gli imputati (un’Alfa Romeo 156) ma con targa diversa. La decisione il prossimo 16 maggio
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