I medici di famiglia? Ci sono, ma non bastano mai
Dopo l'esternazione del sottosegretario Giorgetti, abbiamo provato a "fare due conti" . Soprattutto nei piccoli paesi il "medico condotto" è una risorsa preziosa e il numero degli assistiti è sempre molto alto
Ma i medici di famiglia non servono più o sono troppo pochi per i territori? A sentire la politica, questa figura sta perdendo di importanza. A vedere le petizioni e le raccolte firme dei cittadini, la loro diminuzione costituisce un problema. Ma la ragione da che parte sta?
Abbiamo provato, innanzitutto, ad orientarci sui numeri reali, verificando quanti medici ci sono sul nostro territorio.
Al primo gennaio di quest’anno, la popolazione assistita nell’ambito di ATS Insubria era di 1.469.000 cittadini, di cui 191.750 minori, dagli 0 ai 13 anni. Per loro, ci sono 924 Medici di Medicina Generale, i cosiddetti “medici di base” o “medici di famiglia”, che hanno un numero medio di assistiti pari a 1382 pazienti mentre sono 187 i pediatri di Famiglia disponibili che assistono quindi in media 1025 piccoli pazienti ciascuno. Il numero massimo di pazienti che ogni medico di famiglia può avere è di 1500 (1750 compresi eventuali ricongiungimenti famigliari), o di 2000 nel caso in cui non vi siano disponibilità di medici per ambiti carenti: in questo caso infatti, e solo su volontà del medico, quest’ultimo raggiungere il tetto massimo dei 2000 assistiti. La media perciò è al disotto dei massimi “standard”, anzi si avvicina al rapporto ottimale di un medico ogni 1300 assistiti, fissato da Regione Lombardia, a cui l’ATS tende e per cui lavora attraverso la cosiddetta rilevazione d’ambito, ovvero l’analisi del rapporto numerico medici/pazienti che deve essere garantito.
«Al momento, nessun cittadino del territorio di competenza di ATS Insubria è fortunatamente mai rimasto privo di assistenza, ma alcuni medici sono passati da un carico di assistiti inferiore ai 1000 ad un carico di 1500, fino a 1800 iscritti compresi gli assistiti a termine e i ricongiungimenti familiari» spiegano da ATS Insubria.
Questi numeri, ovviamente, non raccontano un altro dato: quello della distribuzione geografica. Nei paesi più piccoli, una media di 1300 pazienti non è poi cosi facile raggiungerla, e spesso i “medici di paese” ne avevano molto meno.
Così, quando un medico di paese va in pensione, spesso i suoi pazienti vanno a ingrossare le fila del medico del paese vicino: creando disagio a chi prima aveva un medico “sotto casa” e ora si deve spostare in macchina o con i mezzi ma senza compromettere, formalmente, gli standard di servizio del territorio.
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