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Sul recupero delle aree dismesse

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Sul recupero delle aree dismesse
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2 Gennaio 2018

Egregio Direttore,

Apprendo dai media locali l’approvazione di un progetto per il recupero dell’area ex ENEL di Viale Belforte, purtroppo una delle tante aree dismesse/favelas spuntate in città negli ultimi decenni.
A quanto si dice, su quell’area si sposterà in primis il supermercato Carrefour, ora situato all’altezza dell’ex macello civico, sempre in Viale Belforte. Saranno previsti poi spazi per altre attività commerciali, studi ed uffici. Il tutto con il corollario di un’ampia area di parcheggio, con decine di posti auto pubblici.
Ora, dal momento che ho vissuto dalla nascita fino all’adolescenza in quel quartiere, vorrei fare delle considerazioni, sia sul progetto in particolare, che più generali.
Già allora (anni 80’) mi ricordo che gli snob di Varese consideravano il comparto Biumo Inferiore/Belforte un quartiere popolare. Ma in realtà era un quartiere per così dire “vivo” economicamente ed interclassista, nel senso che pullulava di piccole e medie imprese ed attività artigianali, con il corollario di tante attività commerciali. Sui banchi della Scuola Cairoli (da me frequentata), o all’oratorio di Biumo Inferiore si incrociavano i figli di lavoratori, artigiani, imprenditori, liberi professionisti. Ora purtroppo la realtà, dell’intera città, sembra tristemente molto diversa.
Tornando però all’area ex ENEL, per cominciare, tenendo conto che quello del Carrefour è sostanzialmente un trasferimento, spero che ci sia già una soluzione anche per l’aera ex concessionario Lancia attualmente occupata dal supermercato, altrimenti il rischio sarà di avere lì una nuova area dismessa… Riguardo poi a spazi nuovi per altre attività commerciali, uffici, studi, ecc., visto i crescenti locali vuoti presenti nella zona, non so sinceramente come possano essere occupati ed utilizzati a pieno. Per ciò che attiene inoltre ai posteggi aperti al pubblico che saranno predisposti, mi sembra che dall’introduzione recente delle strisce blu a pagamento nelle vie limitrofe, non si riscontri più una certa carenza, e pertanto a meno che non siano gratuiti, ma dubito, anche qui l’utilità è tutta da verificare.
Per farla breve, non vorrei che l’ambizioso progetto di recupero dell’area ex ENEL finisca come quello, esattamente all’atro capo di Viale Belforte, del recupero dell’area ex Calzaturificio di Varese, che appare sostanzialmente mezza vuota, e dove l’unica attività che ogni tanto assurge all’onore della cronaca sembra quella di un locale pubblico un po’ alternativo (senza nessuna polemica in tal senso per carità).
E comunque quello che nessuno sembra avere il coraggio di dire chiaramente è che Varese, che tra le sue varie vocazioni, oltre al piccolo e medio commercio, al turismo di varia natura (paesaggistico con lago e montagna, culturale/religioso, residenze storiche da cui il nome “città giardino”), più recentemente all’Università, ha sempre avuto le piccole e medie attività industriali ed artigianali , non pare attirare più e/o vedere nascere più attività produttive. E ovviamente non parlo di riaprire concerie, cartiere o fonderie (il calzaturiero/moda la considero invece una grave perdita tout court), ma per esempio di attività ad alto contenuto di know out, magari connesse all’attività di ricerca dell’Ente universitario. Emblematici secondo me in tal senso anche i casi dell’area ex Malerba, dove si sposterà l’Esselunga di Viale Borri, dell’ex Cartiera Sterzi, dell’ex Conceria sempre a Valle Olona o dell’ex AerMacchi.
Certo non si può darne responsabilità a singole amministrazioni comunali, viste poi le competenze e risorse di fatto a disposizioni dei comuni, poiché è chiaramente un problema “sistemico”, ma qualcuno dovrebbe prima o dopo affrontare la questione seriamente…
L’occasione è gradita per porgere i migliori saluti,
Giuliano Guerrieri

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