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Varese-Como e altre strade che Varese si meriterebbe

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29 Novembre 2005

Caro direttore,
oggi Varese News, riporta la dichiarazione del presidente della Provincia Reguzzoni in merito alla sortita del suo collega di Como sull’autostrada Varese-Como, buttando acqua sul fuoco. L’intervento di Reguzzoni è condivisibile non al 100%, ma al 101%. Come malnatese, e quindi come cittadino coinvolto in prima persona nei disagi di collegamento tra le due città mi sento però di dover aggiungere qualcosa.
Di fronte alla situazione da terzo mondo che caratterizza i trasporti tra Varese e Como non basta ragionare in termini di strade. I nostri antenati erano ben più lungimiranti di noi. L’attuale statale “Briantea” che unisce i due centri, venne inaugurata il 22 Agosto del 1803, ma già ottant’anni dopo, veniva inaugurata la tratta Malnate-Grandate, asse portante della ferrovia Como-Varese-Laveno.
Da allora la strada è rimasta sempre quella in compenso nel luglio del 1966 si scelse di chiudere la ferrovia: gesto scellerato di cui oggi paghiamo le conseguenze! Di giorno, da Varese a Como per percorre 25 chilometri di strada, quando va bene, in automobile ci vuole un’ora, con gli autobus di linea anche di più. Non ritengo che in questa situazione urbanistica già pesantemente compromessa sia possibile risolvere il problema del traffico soltanto costruendo altre strade.
Il problema del traffico lo si risolve realizzando valide alternative. Bisogna offrire alternative al cittadino in modo che non sia costretto ad usare regolarmente l’automobile come mezzo di trasporto abituale. La scelta di chiudere ferrovie e tranvie per favorire la motorizzazione privata fu miope ed oggi ne paghiamo le conseguenze. Negli ultimi tempi però sembrerebbe che le cose stiano cambiando. Non è un caso infatti che tutte le altre tratte che le Ferrovie Nord Milano hanno dismesso negli anni cinquanta e sessanta stiano per essere ripristinate più o meno completamente: Saronno-Seregno, Severo-Camnago, persino la Valmorea da Mendrisio a Malnate se pure soltanto in funzione turistica. Per la tratta Malnate-Grandate tutto è più difficile per l’insipienza di chi ha gestito la vicenda, basti pensare che alcuni tratti di sedime sono stati ceduti a privati per i classici quattro soldi.
Detto questo e preso atto che il tracciato forse andrebbe rivisto qua e là, mi chiedo tuttavia se non sia ora che si cominci a riflettere e fare quattro conti per vedere cosa si possa fare. Vista la richiesta di modalità esistente tra i due capoluoghi questa dovrebbe essere una priorità. Invece no, nessuno parla del ripristino della Varese-Como. In compenso si finanziano opere ferroviarie di dubbia utilità come il vagheggiato collegamento Stabio-Arcisate. Una linea che dovrebbe supportare un inconsistente traffico pendolari tra Varese e Lugano, spacciato all’opinione pubblica come connessione indispensabile all’alta velocità, che se tale è, per definizione, a Varese non fermerà mai. Sono soldi che francamente mi sembrano spesi male.
Pure spesi male mi sembrano i fondi destinati all’interramento della ferrovia a Castellanza che potevano essere impiegati più utilmente per raddoppiare a raso la linea che qui trova la strozzatura, potenziandola anche in funzione di Malpensa e magari ripristinando la tratta bassa della Valmorea che collegava Busto Arsizio con la Valle Olona. Il territorio della nostra provincia si merita di più di quello che ha per quanto concerne i trasporti. La riqualificazione delle linee esistenti, il ripristino di quelle troppo frettolosamente abbandonate dovrebbe consentirci di avere in pochi anni un servizio del tipo metropolitana regionale, come la RER di Parigi per intenderci, provare per credere.

Maurizio Ampollini

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