Veroni: «È stato come assistere al mio funerale»
L'ultimo giorno della libreria Veroni. «Tiziano Terzani un giorno mi disse: inizio una nuova vita»
Si è presentato nella sua libreria di via Robbioni come ha fatto tutti i giorni da 33 anni a questa parte. Giacca, cravatta e fermacravatta. L’eleganza è importante anche se gli scaffali sono semivuoti e nella libreria si respira un’aria da The day after. L’ultimo giorno di Aldo Veroni, come libraio, scorre lento. Più lento dei titoli di coda di un film: «La cosa più vera me l’ha detta mia figlia: “Papà è come assitere al proprio funerale”».
In effetti è così. La gente che entra in libreria gli dimostra affetto, stima e cordoglio per “la cara perdita”. Molti clienti gli hanno lasciato una dedica sul libro dei ricordi, posto all’uscita del negozio. La prima è di un varesino emigrato in Inghilterra che lo ringrazia per la disponibilità e la competenza nella ricerca di libri difficili da trovare Oltremanica. C’è anche il messaggio di un cinico che scrive: «Allora, quando chiudete?»
«Ho la fortuna di ascoltare quello che pensa la gente di me. È stata dura, ma non avevo scelta. Negli ultimi anni questo lavoro era diventato impossibile. Anche la scolastica che noi curavamo in maniera ossessiva ha perso la sua ragione di essere. Oggi una libreria deve massimizzare tutto, uno spazio che non rende va chiuso. Il business prevale sul libro». Per lui non è un problema di concorrenza, ma di tempi che cambiano: «Un libraio aveva un senso, un ruolo. Consigliava, leggeva per i suoi clienti, cercava di selezionare e di ascoltare le richieste. Oggi non è più così: i commessi delle librerie fanno questo lavoro come potrebbero farlo in qualsiasi negozio e alla gente va bene così. C’è chi resiste come Eligio Pontiggia, ma non è facile».
Tra gli autori che Veroni preferisce c’è Noam Chomsky: «Un intellettuale che vent’anni fa aveva già capito quello che sarebbe successo. Una lucidità che hanno solo i grandi della storia».
Nella sua libreria sono entrati molti personaggi. «Un giorno dietro uno scaffale ho riconosciuto il professore Salvatore Veca. Era sorpreso che qualcuno lo conoscesse. L’incontro, però, più significativo è stato con Tiziano Terzani, che sei anni fa venne in libreria. Mi disse: “Inizio una nuova vita”».
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