Una vita spericolata per centomila euro ogni tre mesi

Tanti i particolari che sono emersi dalle indagini sulle rapine a mano armata nelle banche del Nord Italia

Alfredo Zuffrano non dormiva mai a casa, ma in un albergo a quattro stelle. Tutti i giorni mangiava in un ristorante da 100 euro; amava le belle donne e le auto potenti. I carabinieri hanno ricostruito passo per passo la sua vita negli ultimi mesi, che assieme al complice Antonino Pirrone andava da un colpo in banca all’altro. Due, tre mesi di tranquillità, di una pace “armata”, dal momento che i due giravano sempre con pistola e con auto a noleggio, dove riuscivano tranquillamente a nascondere automatiche col colpo in canna. Un tenore di vita da 100 mila euro ogni tre mesi, hanno calcolato gli inquirenti. Poi tutto da capo: qualche telefonata, rigorosamente dalla cabina telefonica all’altro complice, il gioielliere Marco Spoldi, e il gioco era fatto: bastava individuare l’obiettivo, perlopiù banche o gioiellerie. E per fare i colpi i due, lo Zuffrano e il Pirrone, si servivano di veri e propri kit della rapina. In una borsa a tracolla, tra gli oggetti sequestrati c’erano anche i “ferri del mestiere”, costituiti da parrucche, occhiali da sole, una giacca da postino capace di “tenere” la pioggia, – altro elemento che segnava le rapine, tutte effettuate in giornate piovose –  oltre ad un coltello, un taglierino e due pistole, tra cui una 357 Magnum e una Beretta 9×21 con un particolare inquietante: un silenziatore. Si tratta di un oggetto più da killer che da professionisti della rapina: sul suo utilizzo stanno difatti indagando i carabinieri. E poi le munizioni: tutti proiettili a punta cava: ogive scavate a mano per formare nel piombo una spece di cono fatto apposta per uccidere dilaniando. Personaggi pericolosi, a tal punto che lo stesso capitano De Grassi, comandante della compagnia di Saronno ha affermato di aver scelto proprio uno dei pochi momenti di relax – un pranzo –  per agire, «altrimenti – ha affermato – avremmo esposto i militari alla possibilità di un conflitto a fuoco»  .
Un ruolo chiave nelle indagini dei militari è stato giocato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Ed è stato proprio grazie a queste conversazioni, spesso cifrate da un linguaggio convenuto, che i carabinieri sono riusciti a procedere all’arresto dei due malviventi in un ristorante di Milano, nella giornata di ieri, 16 novembre. I due si erano incontrati secondo i militari non solo per fare una mangiata: stavano pianificando un altro colpo, in programma proprio per oggi, 17 novembre, giornata piovosa, o per lunedì prossimo. Ed è qui che sta l’ultimo particolare curioso della vicenda. C’è difatti una banca, la Unicredit, finita più volte nel mirino dei rapinatori, la stessa che stavano pianificando di assaltare, a Saronno; e la stessa utilizzata dal gioielliere Spoldi per custodire i soldi frutto delle rapine.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Novembre 2006
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