Broker rapito, in aula i sequestratori
Iniziato il processo. Riccardo Cornacchia, fu prelevato da due uomini armati sotto casa, e tenuto per un giorno sequestrato in un appartamento a Gravedona (Como)
Il mistero del broker sequestrato a Varese in pieno giorno, arriva in aula a tempo di record: oggi sono comparsi alla sbarra i rapitori, mentre aleggia sul dibattimento la figura del misterioso mandante.
Riccardo Cornacchia, fu prelevato da due uomini armati sotto casa, e tenuto segregato per un giorno in un appartamento a Gravedona (Como) il 21aprile 2008. La banda del sequestro ha sfilato oggi in aula, davanti al collegio, presieduto dal giudice Orazio Muscato, nella prima udienza del processo a carico di Massimiliano Ciriello e Riccardo Giorgi, presenti dentro la gabbia, e accusati di essere i due finti carabinieri che suonarono al campanello di Cornacchia, in via Donizetti, quella mattina.
L’udienza è stata molto tecnica. Il collegio giudicante ha deciso che saranno ascoltati una decina di testi, e non si uscirà dal recinto dei fatti legati al rapimento, escludendo le circostanze legate ai rapporti economici pregressi. Ciononostante, la parte civile (avvocati Brighina e Pelli) è decisa a dimostrare che la banda aveva dietro, in realtà, un vero e proprio mandante: «Abbiamo una serie di elementi, e quando potremo parlare in aula, esporremo la nostra visione dei fatti» dichiara Riccardo Cornacchia, a margine dell’udienza. Tutto ruota intorno a una banca off shore e una somma che qualcuno doveva recuperare. La società di consulenza di Cornacchia, la Simis, gestiva gli investimenti per conto di quella banca. Le autorità elvetiche, però, chiusero la Simis, accusandola di fare attività bancaria non autorizzata.
Tuttavia, Cornacchia, va detto, non aveva alcun debito con i rapitori e dalla vicenda esce come parte offesa. Ora, si appresta a essere ascoltato dal giudice nelle prossime udienze e raccontare la sua verità. Spiegherà anche particolari curiosi, come la circostanza che fu lui a indicare ai rapitori, poco organizzati, la strada per arrivare a Gravedona, evitando così conseguenze peggiori.
La banda, invece, ha seguito due strade processuali diverse. Oggi, sono stati ascoltati i due “secondini” che tennero prigionieri il broker a Gravedona, Aniello Salvatore e Roberto Esposito. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Saranno processati il 31 marzo con il rito abbreviato, dal gup di Milano. L’inchiesta, condotta dalla squadra mobile di Varese diretta allora da Franco Novati, è stata chiusa dalla Direzione distrettuale antimafia a Milano. Gli esecutori, invece, Ciriello e Giorgi, sono stati citati a processo con decreto di giudizio immediato, non hanno chiesto l’abbreviato, e dunque il loro fascicolo è tornato a Varese dove l’accusa in aula è rappresentata dal sostituto procuratore Sara Pozzetti.
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