Il re del jazz puo’ rinunciare a tutto ma non alle patatine

A cena con il maestro Giorgio Gaslini tra ricordi, avventure casalinghe e diagnosi musicali. A proposito di Allevi «Nella storia della musica molti tentarono la via di una nuova musica classica. Negli anni Cinquanta il maestro Giorgi riempiva i teatri, ma finì la sua vita come imprenditore di una ditta di mattoni»

Giorgio Gaslini, padre del jazz italiano, è stato ospite del Premio ChiaraUn piatto di penne al ragù, tonno alla griglia e patatine fritte, perché «posso rinunciare a tutto, ma non alle patatine: è una fra le poche cose che mi concedo». Giorgio Gaslini ama parlare: lo ha fatto in occasione del Festival del racconto Premio Chiara dove è stato ospite e lo fa a cena, dove ad ogni forchettata inserisce una frase, un ricordo, un suggerimento. «A Milano mi arrangio e mi convinco di preparare buoni piatti, ma so che non ci riesco. L’altro giorno ho fatto un buon acquisto, una zuccheriera in plexiglass. Quella in porcellana l’ho rotta: dopo averla lavata l’ho riempita di zucchero e questo è diventato marmo. Accidenti, ho scavato con un arnese e track, in mille pezzi. La plastica è più sicura». Non telo aspetteresti mai, eppure il maestro si espone senza qualunquismi: ti distrae con la sua vita casalinga, con l’amico Quirino Principe (“che ha una nipote bellissima: suona Chopin con un’intelligenza formidabile”), le orchestre che osano nell’improvvisazione e tutti guardano lui. Accade anni fa, quando di fronte a tanti colleghi sorse il problema di lanciarsi in una sfida: «D’accordo – disse Gaslini – ma ci vuole un tema». La moglie di Bettinelli si rese disponibile, andò nei camerini e dopo dieci minuti si presentò con tre battute: «Però – pensò l’artista – se per scrivere così poco ci ha messo così tanto, chissà…». L’improvvisazione al pianoforte durò sei minuti. E suonare non è come buttare sulla carta poche note. Fu, come al solito, un trionfo. Poi il ricordo di Dante Isella, un amico fraterno; quello di Raboni (che scrisse per lui il libretto di un’opera) e Giovanni Allevi. La domanda sul pianista gli era stata rivolta da una signora presente tra il pubblico durante la presentazione del libro "Giorgio Gaslini. L’uomo, l’interprete, il compositore”. «Dovevo essere cauto – dice l’artista – perché nella storia della musica molti tentarono la via di una nuova musica classica. Negli anni Cinquanta il maestro Giorgi – ormai dimenticato – riempiva i teatri ed ebbe un successo fantastico proprio come Allevi, ma poi basta. Era un persona umile e amabile, ma finì la sua vita come imprenditore di una ditta di mattoni».
Insomma, il fenomeno Allevi si sta sgonfiando, ma Gaslini dimostra sempre un’indole “buonista” ed evita le critiche. Eppure dalle sue riflessioni si percepisce, soprattutto, il non detto: l’anima più importante del discorso. Tra un complimento alla cameriera Isabella – «Veramente buono: è lei la cuoca?» – e la Milano del 1200 (l’artigianato e la borghesia) si riscopre il Duomo: «È come la mia musica: se lo osservi dal basso ha una dimensione verticale, verso le guglie; se lo guardi dall’altro ha una pianta orizzontale. Ecco, io mi sento un gotico-milanese, perché la mia storia è quella della mia città”. Poi il lavoro: “Allora, la prossima presentazione è fissata al 30 ottobre alla Feltrinelli?». Sì, rispondiamo. «Bene, ho ancora un poco di tempo per procedere con Milva: prossimamente canterà in concerto alcune mie song, ma la scelta è complicata perché su cento ne vogliamo utilizzare solo sette». E poi la Suite Elisabettiana con brani dei compositori di corte del 1500 (che inciderà a breve), le sonate per pianoforte e Santa Margherita «dove passerò un fine settimana con mia moglie per festeggiare il compleanno: il 22 ottobre compio 80 anni».
Gaslini è un analista della società: guardingo, mai sopra le righe ma preparato a supportare le sue tesi con tanto di dati. Così si passa alla Massoneria – «eccome se esiste, anche e soprattutto oggi» – , ai giovani che sognano una carriera da concertista («non li invidio, perché c’è troppa politica anche nell’arte») ed al sottoscritto, al quale dice: «Ma sei misterioso come un personaggio di Hitchcock!». Infine, la golosità prende il sopravvento, ed arriva il dessert: una fetta di meringata. E un bicchierino di whisky, tanto per scacciare la stanchezza? «D’accordo, purché sia baby». Nel frattempo cita Fonzie e si mette a canticchiare la sigla di Happy Days: «Che forza, ragazzi, peccato che il piccoletto abbia rinunciato a Grease!».
La serata è terminata e si va verso il taxi: due sigarette, qualche chiacchiera su Varese e poi via, verso Milano: «Per farmi una bella dormita. Domani devo comporre».
Perché ogni giorno, per Gaslini, rappresenta il futuro.
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Ottobre 2009
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