I manifestanti bloccati al Cairo: “Tensione alta, ma siamo determinati”
Notte nella capitale egiziana per i dodici varesini che vorrebbero partecipare alla "Marcia per la libertà” in programma il prossimo 31 dicembre a Gaza: "Almeno abbiamo recuperato i medicinali"
«Vogliamo solo arrivare a Gaza, ma le autorità egiziane non ne vogliono sapere». Il gruppo di volontari partiti da tutto il mondo per partecipare alla “Marcia per la libertà” in programma il prossimo 31 dicembre a Gaza è rimasto bloccato per tutta la notte al Cairo. Tra i manifestanti anche dodici varesini: «Siamo ancora qui, fermi nella capitale egiziana, impossibilitati a proseguire fino al valico di
Rafah, unica via d’accesso alla Striscia di Gaza – spiega Filippo Bianchetti, medico di Varese e anima del Comitato per la Palestina -. Questa mattina i membri delle delegazioni internazionali hanno deciso di recarsi davanti alle ambasciate dei rispettivi Paesi per chiedere uno sblocco della situazione, ma le autorità egiziane non ne sembrano intenzionate a cambiare idea. La tensione è forte, davanti all’ambasciata Usa ci sono stati tafferugli con la polizia egiziana: fanno cordoni per impedire alla popolazione di vedere chi siamo e cosa vogliamo. Noi siamo tranquilli, vogliamo andare a Gaza: siamo pacifici, ma determinati. Speriamo di passare, il tempo a nostra disposizione è poco».
La manifestazione del 31 dicembre è stata organizzata ad un anno dall’inizio dell’operazione israeliana “Piombo fuso”, costata la vita a 1.400 palestinesi, in gran parte civili. I pullman delle varie delegazioni sono stati bloccati dalla polizia egiziana ieri, lunedì 28 dicembre: «Al momento non ci sono novità, sembra tutto fermo – spiega ancora Bianchetti, accompagnato, tra gli altri, dal consigliere comunale di Varese Flavio Ibba -. Abbiamo dormito in alberghi trovati all’ultimo momento con l’aiuto dell’ambasciata italiana». Nell’attesa, tra la tensione e la situazione che non sembra sbloccarsi, una buona notizia c’è: «Abbiamo recuperato il materiale che dobbiamo portare a Gaza: venticinque borse di medicinali, aiuti vari e protesi che ieri quando i pullman sono stati fermati erano sparite. Ora però dobbiamo riuscire a portare tutto alla popolazione palestinese».
Rafah, unica via d’accesso alla Striscia di Gaza – spiega Filippo Bianchetti, medico di Varese e anima del Comitato per la Palestina -. Questa mattina i membri delle delegazioni internazionali hanno deciso di recarsi davanti alle ambasciate dei rispettivi Paesi per chiedere uno sblocco della situazione, ma le autorità egiziane non ne sembrano intenzionate a cambiare idea. La tensione è forte, davanti all’ambasciata Usa ci sono stati tafferugli con la polizia egiziana: fanno cordoni per impedire alla popolazione di vedere chi siamo e cosa vogliamo. Noi siamo tranquilli, vogliamo andare a Gaza: siamo pacifici, ma determinati. Speriamo di passare, il tempo a nostra disposizione è poco». La manifestazione del 31 dicembre è stata organizzata ad un anno dall’inizio dell’operazione israeliana “Piombo fuso”, costata la vita a 1.400 palestinesi, in gran parte civili. I pullman delle varie delegazioni sono stati bloccati dalla polizia egiziana ieri, lunedì 28 dicembre: «Al momento non ci sono novità, sembra tutto fermo – spiega ancora Bianchetti, accompagnato, tra gli altri, dal consigliere comunale di Varese Flavio Ibba -. Abbiamo dormito in alberghi trovati all’ultimo momento con l’aiuto dell’ambasciata italiana». Nell’attesa, tra la tensione e la situazione che non sembra sbloccarsi, una buona notizia c’è: «Abbiamo recuperato il materiale che dobbiamo portare a Gaza: venticinque borse di medicinali, aiuti vari e protesi che ieri quando i pullman sono stati fermati erano sparite. Ora però dobbiamo riuscire a portare tutto alla popolazione palestinese».
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