Quando l’edilizia è bio

“Progettazione consapevole: dall’efficienza energetica alla qualità ambientale” è il titolo del convegno organizzato lo scorso 23 febbraio dall'ordine degli architetti varesini

bioedilizia Si è parlato di qualità dell’abitare e di salubrità, intesa come salute degli abitanti della casa, nel corso della serata organizzata martedì sera, 23 febbraio, nella sede dell’Ordine Architetti P.P.C. della provincia di Varese. A fare da relatore Giovanni Dal Cin, esponente di spicco di Anab – Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, responsabile nazionale settore formazione nonché membro della Giunta nazionale Anab da 4 anni.

Tema dell’incontro, promosso in collaborazione con il gruppo Giovani Architetti, la “Progettazione consapevole: dall’efficienza energetica alla qualità ambientale”.In tema di certificazione energetica, argomento di stretta attualità, occorre evidenziare innanzitutto quanto sia difficile la valutazione ambientale a 360° di un oggetto così complesso come un edificio. Il risparmio energetico non assume in modo incondizionato che una costruzione realizzata secondo criteri di efficienza sia anche di qualità e salubre. Per questo motivo, il Manifesto Anab – formulato all’atto della costituzione nel 1989 – descrive l’architettura naturale come “unica strada per arginare il degrado ambientale, culturale e sociale”.

Un’architettura, quella naturale, che deve essere al contempo “primitiva” e “raffinata”, primitiva poiché deve incontrare i bisogni umani più fondamentali (reali) e fungere da intermediario nel rapporto dell’uomo con il mondo; raffinata, per adattarsi ai sistemi ciclici della natura in termini di materia e di energia. Una sorta di ritorno al passato, quando l’uomo costruiva servendosi dei materiali trovati sul luogo e sfruttandone le caratteristiche in funzione delle esigenze climatiche.
Nel nostro Paese sussistono situazioni molto diversificate, da Nord a Sud, in termini climatici, ed è necessario quindi tornare ad instaurare un forte legame tra architettura e territorio per rispettare la salute del pianeta e degli esseri che lo abitano.
Secondo il presidente dell’Ordine, architetto Laura Gianetti "Dobbiamo costruire sempre perseguendo la qualità, non solo architettonica ma anche la qualità nell’uso dei materiali. La progettazione consapevole ha quindi più di un significato al quale i progettisti devono far riferimento".
Più del 90% dei materiali utilizzati oggi in edilizia, inoltre, proviene da sintesi petrolchimica. Paradossalmente, quindi, per risparmiare energia – quella del riscaldamento – si va a coibentare gli ambienti utilizzando schiume di poliuretano o altri prodotti di sintesi: per risparmiare petrolio, si consuma altro petrolio!
“Non inseguiamo la visione romantica di tornare tutti a vivere in una cascina – spiega Giovanni Dal Cin – ma ci chiediamo se davvero non possiamo meritare qualcosa di meglio di quello che ci viene proposto. Un’alternativa esiste, ed è quella di dirottare verso una chimica pulita, vale a dire la chimica vegetale a ciclo chiuso, che non consuma energia né produce rifiuti. L’esempio di ciclo chiuso ci è fornito dalla natura stessa, la fotosintesi clorofilliana”.
Nel corso della serata sono stati poi presentati due progetti, la scuola dell’infanzia di Ronco Briantino (MB) – progetto dell’architetto Giancarlo Allen – realizzata utilizzando tecniche di BioArchitettura, vale a dire con ampio utilizzo di materiali naturali oltre a tecniche e accorgimenti costruttivi che permettono il ricambio naturale dell’aria e lo sfruttamento del sole sia per scaldare che per illuminare gli ambienti; ed il progetto di recupero della cascina Briù a Busto Arsizio (Va).
Un esempio, quest’ultimo, di conservazione dell’esistente con accorgimenti e tecniche che hanno consentito di consolidare la struttura integrando soluzioni rispettose dell’ambiente e dei dettami dell’architettura naturale. Il problema dell’umidità è stato risolto utilizzando solo calce per realizzare gli intonaci, sono state interamente recuperate le capriate del tetto contravvenendo le rigide regole che impongono di sostituirle, mentre per sigillare tutte le intercapedini e le fessure della costruzione è stata utilizzata della lana in sostituzione delle classiche schiume.
La serata è stata propedeutica al corso Anab, rivolto ai professionisti del settore, che prevede 200 ore di teoria seguite da 100 ore di laboratorio di progetto.

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Pubblicato il 25 Febbraio 2010
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