Alberghi e concessionari d’auto chiedono la cassa integrazione

La cassa integrazione in deroga, l’ammortizzatore sociale previsto per piccole e micro imprese, con meno di 15 dipendenti, nell’ultimo anno è stata chiesta da circa 1100 aziende per un totale di 6000 lavoratori. Il provvedimento prorogato per tutto il 2010

cassa integrazione in derogaAnche i concessionari di automobili e gli alberghi hanno chiesto la cassa integrazione in deroga. L’ammortizzatore sociale previsto per piccole e micro imprese, con meno di 15 dipendenti, nell’ultimo anno è stato chiesto da circa 1.100 aziende per un totale di 6.000 lavoratori (7.200 se si considera anche quelli di Malpensa). E non essendo calata la domanda di “aiuto” nei primi mesi del 2010, la cassa in deroga è stata prorogata per tutto l’anno in corso.
La crisi globale ha, dunque, allargato la richiesta a settori e categorie di lavoratori che storicamente non usufruivano degli ammortizzatori sociali. Se una volta era il tessile il settore re incontrastato della cassa integrazione, oggi alla corte della crisi “ammortizzata” siedono anche il turismo, il commercio, i lavoratori a domicilio e anche gli apprendisti.

I lavoratori che usufruiscono della cassa integrazione in deroga, ricevono una dote dalla Regione Lombardia che serve ad attivare la formazione (che è obbligatoria) e ad evitare il fenomeno del secondo lavoro in nero. «In provincia di Varese la formazione è stata fatta da 4.600 lavoratori – spiega Gianmarco Martignoni, della Cgil – cioè il 62 per cento, contro il 46 per cento della media regionale, che ha interessato 47 mila lavoratori. Siamo a livello di saturazione».
I tempi per ottenere i soldi della cassa in deroga vanno dai sei agli otto mesi. Lo scorso anno le associazioni sindacali, insieme alla Camera di Commercio e alle banche avevano firmato un accordo per l’anticipo da parte degli istituti di credito dei soldi ai cassaintegrati in deroga. «In provincia di Varese – spiega Carmela Tascone, segretario della Cisl – l’hanno chiesto circa 120 famiglie. Non molte in realtà, ma le ragioni sono tante: c’è una diffidenza dei lavoratori verso le banche e anche la tendenza ad appoggiarsi alla famiglia e ad attingere ai propri risparmi».
Che qualcosa sia cambiato sostanzialmente nella vita dei lavoratori di questa provincia lo dimostra il passaggio, nel 2009, di 3600 contratti da full time a part time, di cui 350 riguardano lavoratori maschi.
I sindacati Cgil, Cisl e Uil, giudicando importante l’esperienza della cassa integrazione in deroga, insistono per una riforma degli ammortizzatori sociali dove « le politiche del lavoro attive e passive si intreccino tra loro», come ha sottolineato Antonio Ciraci, della segreteria provinciale della Cgil.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Aprile 2010
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