E’ morto Mario Bianchi, fondatore della Neurochirurgia varesina
E' spirato nella notte all'ospedale di Tradate, dove abitava. Una lunga e brillante carriera all'ospedale di Circolo, iniziata nel 1969
È morto questa notte, all’Ospedale di Tradate dove era ricoverato, Mario Bianchi, storico neurochirurgo dell’Ospedale di Varese.
Nato a Tradate nel 1922, il professor Bianchi è considerato il fondatore della Neurochirurgia a Varese insieme al dott. Gaetano Balcone Grimaldi, suo collega e amico. Dopo la laurea in Medicina, conseguita all’Università degli Studi di Milano, era entrato a far parte dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano dove si era formato con i padri fondatori della neurochirurgia italiana, il professor Morello. Aveva avuto anche esperienze dirette con il grande professore svedese Olivecrona, uno dei più famosi neurochirurghi mondiali ed aveva iniziato a collaborare presso l’ospedale psichiatrico di Bizzozzero, dove operava con il famoso Professor Flamberti, che utilizzava la tecnica della leucotomia frontale per i disturbi mentali, essendo il centro con la maggiore esperienza italiana.
Nel 1969 viene aperto presso l’ospedale di circolo di Varese, nel padiglione centrale, il reparto di neurochirurgia e Bianchi viene chiamato a dirigerlo. Inizia una fortunata storia di meritata fama a livello nazionale della divisione. Dopo la dismissione della Clinica Santa Maria, Bianchi, aiutato dalla caposala Giuditta, esegue motu proprio e personalmente il trasloco nella nuova struttura, molto più funzionale per il tipo di patologia. Sono gli anni dello sviluppo, arrivando a contare fino a 55 posti letto con patologie principalmente craniche.
I punti di eccellenza sono gli aneurismi e le malformazioni cerebrali vascolari e gli adenomi dell’ipofisi patologia di cui Bianchi deteneva una delle più grosse casistiche italiane. Sono gli anni di formazione dei “suoi ragazzi”, principalmente il Dottor Scamoni ed il Dottor Facchinetti, che diventeranno primari, rispettivamente a Novara in Neurochirurgia e a Varese in Chirurgia Spinale.
Bianchi è attivo anche sul fronte universitario: infatti, mettendo a disposizione i posti letto, detiene l’insegnamento di laurea con relativa Scuola di specialità in coesistenza con l’Università di Pavia, dove si reca annualmente a tenere lezioni sulle tecniche chirurgiche eseguite a Varese. La gentilezza d’animo coniugata con la fermezza e la bravura chirurgica caratterizzata da atti essenziali ma risolutivi ne fanno uno dei primari di riferimento dell’ospedale.
Il rispetto con cui viene considerato dai suoi “ragazzi” si basa sulla sua capacità di insegnare, senza tanti fronzoli, e di fornire sempre un valido aiuto nel momento del bisogno. Le sue casistiche, presentate nei congressi, sono di riferimento a livello nazionale. Lascia il servizio, per sopraggiunti limiti di età, nel maggio del 1987 continuando ad interessarsi discretamente sull’andamento del “suo” reparto. Dopo la pensione aveva continuato a mettere a frutto la propria esperienza come volontario – è stato presidente della Fondazione Venini – nella casa di cura per anziani nella sua città, Tradate, insieme al dottor Grimaldi: «Si è sempre dedicato con passione al suo lavoro – ha ricordato Grimaldi – l’ospedale era la sua casa».
«Ho incontrato diverse volte il professor Bianchi quando guidava la Neurochirurgia del Circolo, da lui fondata, e ne ho sempre apprezzato le notevoli qualità scientifiche – ha dichiarato Giustino Tomei, attuale direttore del Dipartimento di chirurgie cervico-facciali – In seguito, divenuto io primario della Neurochirurgia di Varese, ho avuto il piacere di lavorare con i neurochirurghi che lui ha saputo formare egregiamente».
«Lo ricordo come una persona che, oltre ad insegnare un mestiere cercava sempre di insegnare anche un comportamento, sia verso i pazienti che, in generale, verso la società – ha commentato la notizia Luciano Facchinetti, responsabile della Chirurgia Spinale del Circolo e suo allievo – Il suo tratto caratteristico è sempre stato il grande buon senso, una componente fondamentale della sua professionalità».
Mario Bianchi, durante l’ultima guerra, era stato anche ufficiale dei bersaglieri, cosa di cui andava particolarmente fiero: da bersagliere ha infatti ricevuto la medaglia d’argento al valore militare per essersi distinto sul campo durante la battaglia di Montelungo.
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