Fallimento Sila, i bus sono salvi ma restano i contenziosi
Il consorzio che ha in affido il servizio ha cambiato la ditta in extremis ma la società fallita deve al comune affitti non pagati
Il fallimento della Sila, la società privata che aveva in affido il trasporto locale urbano, non ha avuto gravi conseguenze a Varese, ma lascia almeno tre contenziosi come strascico. La nostra città, tuttavia, è uscita indenne dai guai finanziari che hanno colpito la società. Mentre in altre città i bus si sono bloccati, a Varese hanno continuato a viaggiare. Varese ha fatto tutto per tempo e all’inizio di agosto, probabilmente perché in comune avevano già avuto notizia di che cosa sarebbe accaduto, il servizio è stato ceduto con un affitto di ramo di azienda alla società Tuv (Trasporti urbani Varese) formata dalle maggiori aziende trasportistiche della zona, già socie del vero affidatario del servizio, il Consorzio trasporti pubblici Insubria. In altre città, invece, ci sono già aziende pronte a subentrare ma devono aspettare l’istanza di fallimento.
Sila deve al comune di Varese i soldi dell’affitto del deposito dei bus, si tratta di circa 100mila euro che Palazzo Estense conta di recuperare attraverso uno storno del contributo regionale per il trasporto pubblico, che il comune deve ancora girare alla società che fino ad agosto ha gestito il servizio (nella foto).
Ma al contrario, la stessa Sila ha in realtà due contenziosi con l’amministrazione comunale. Il primo è nei confronti di Avt ed è quantificato in 1 milione 180mila 045 euro, riguarda l’utilizzo delle paline delle fermate, utilizzate come spazi pubblicitari e dunque fonte di guadagni per il gestore. La Sila ritiene non ne ha mai avuto la disponibilità, ritiene di averne avuto diritto e lamenta un mancato introito.
Il secondo contenzioso vale 1 milione 137mila e 631 euro, che la società aveva indirizzato contro il comune per il sistema trambus: in sostanza, il trasporto urbano locale doveva essere dotato anche di un apparato di controllo semaforico per il passaggio dei bus, attivato da Palazzo Estense agli albori del progetto trambus, ma la società privata ritiene di non averne mai potuto usufruire.
Ma è normale che una società fallita possa fare causa al comune? «Sarà adesso il giudice a decidere come operare in questi due casi – spiega l’assessore al trasporto pubblico Fabio Binelli – noi cercheremo certamente di recuperare i soldi dell’affitto non pagati, sulle altre partite abbiamo già deciso di resistere in giudizio, certo il fallimento potrebbe in teoria cambiare un po’ le cose ma è anche vero che il giudice avrà il compito di recuperare più soldi possibili quindi non facciamo previsioni».
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