Mezzi per intervenire in galleria, a Varese non ce ne sono

I vigili del fuoco di Varese sono sprovvisti di mezzi veloci capaci di percorrere lunghe distanze in gallerie ferroviarie. Proprio come quella che si trova sulla Luino Gallarate tra Laveno Mombello e Castelveccana, dove sabato scorso ha rischiato di rimanere bloccato il treno merci deragliato.

Il convoglio si è fermato a causa dell’uscita dai binari di uno dei 25 vagoni che lo componevano, a poca distanza dall’ingresso della galleria ferroviaria. Su questa linea passano centinaia di treni merci la settimana, da e verso la Svizzera. Trasportano materiali vari, tra cui anche sostanze pericolose: prodotti chimici, o infiammabili (nella foto, l’intervento di sabato scorso). Chiedersi che succederebbe se uno di questi treni si fermasse in galleria, o se prendesse fuoco all’interno del tunnel, non sembra quindi fuori luogo.

«In provincia di Varese il comando dei vigili del fuoco non è provvisto di mezzi bimodali, vale a dire normali Aps (auto pompa serbatoio, ndr) che possono venir posti sulle rotaie e inviati in modo veloce lungo i binari». Lo dice il comandante dei vigili del Fuoco di Varese Vincenzo Lotito, interpellato sulla questione, e che non aggiunge molto altro: «L’attenzione da parte delle autorità in tale materia è massima – dice al telefono -. E proprio nel pomeriggio di oggi si è tenuta in Prefettura un incontro informale su questo tema».
Quanto accaduto nella tarda serata di sabato, infatti, ha rimesso i riflettori sulla questione della sicurezza lungo la tratta ferroviaria che costeggia il Lago Maggiore partendo da Gallarate. La galleria del Sasso Galletto, infatti, è già stata al centro di episodi di cronaca: due anni fa il quadro elettrico di un treno ebbe un guasto e i due macchinisti dovettero correre per alcune centinaia di metri fuori dalla galleria. Se il treno avesse preso fuoco, però, allora come oggi, nessun mezzo dei vigili del fuoco sarebbe potuto intervenire in tempi rapidi per raggiungere il convoglio e tentare di spegnere le fiamme. Certo, è bene specificarlo, come ha suggerito lo stesso Lotito, che ogni tipologia di intervento è condizionata da diverse variabili. Ma intanto, il modulo capace di muoversi prima su gomma e poi su binari (nella foto) , alla velocità di 40 chilometri l’ora, con acqua e ossigeno a bordo, a Varese non c’è.
E, solo per restare nella zona del Verbano, vi sono almeno due gallerie che potrebbero essere servite da questo mezzo in caso di bisogno. La prima, quella già citata del Sasso Galletto è la più lunga: 2.935 metri con due telefoni all’interno, nicchie per due persone ogni 50 metri, e senza illuminazione. In questa galleria è presente un marciapiede di una sessantina di centimetri nel solo lato sinistro in direzione Laveno. Passaggio di servizio che sarebbe anche l’unica via di fuga per i macchinisti e i passeggeri (circolano anche treni pendolari, più o meno uno ogni ora). Nella zona c’è anche un sistema di sicurezza: c’è un apparato "Rilevamento temperatura boccole" tra Luino e Caldè. Detto in soldoni, un sistema agli infrarossi che rileva la temperatura degli assi dei treni e che può alzarsi per surriscaldamento delle boccole (i "cuscinetti" delle ruote dei treni) o blocco dei freni.

 Sulla stessa linea, a poca distanza, c’è la galleria a sud di Laveno, che passa sotto l’abitato di Mombello, lunga 1.136 metri, priva di telefono di servizio e di illuminazione, anche in questo con nicchie per persone ogni 50 metri. In nessuna delle due ci sono, ad esempio, l’impianto antincendio e le vasche che nelle gallerie più moderne raccolgono eventuali fuoriuscite di liqudii inquinanti dalle cisterne.  Si tratta insomma di gallerie ottocentesche, quando ancora i treni viaggiavano a carbone e la tecnologia per la sicurezza muoveva i primi passi.