Silp: “Busto baluardo del contrasto alla criminalità organizzata”

La proposta di Giorgio Saporiti (Silp-Cgil)La proposta è di Giorgio Saporiti (Silp-Cgil). Il volume d’affari delle mafie è calcolato in 260 miliardi di euro l’anno, l’intero ammontare di beni sequestrati corrisponde al 3,5 %

Per qualcuno esiste una criminalità di serie A e una di serie B. Non per le forze dell’ordine che quotidianamente devono dare risposte ai cittadini senza fare troppe distinzioni. «Sè vero che bisogna dare la caccia al piccolo spacciatore, al writer, ai ragazzi che bevono una birra di troppo, al clandestino, questa non è una buona ragione per lasciare agire indisturbati i grandi gruppi criminali. E come abbiamo visto, la politica non sembra mettere questo argomento in testa alle sue priorità». Giorgio Saporiti, segretario provinciale del Silp-Cgil, sindacato di polizia, non lesina critiche alle azioni del governo in tema di lotta alla criminalità organizzata. «Ci raccontano di una grande azione di contrasto alla mafia – continua Saporiti – con la Lombardia che si attesta a quinta regione d’Italia per immobili confiscati alle organizzazioni mafiose, corrispondenti al 14 % di quelli confiscati in tutta Italia, con 655 immobili e 164 aziende al dicembre 2009. Quello che non viene detto è che, se paragonato al complesso del volume d’affari delle mafie italiane, calcolato in 260 miliardi di euro l’anno, l’intero ammontare di beni sequestrati corrisponde al 3,5 %. Perdite di questa misura costituiscono un “capitale di rischio” che sarebbe molto ben tollerato da qualsiasi azienda normale, a dispetto delle attuali campagne sensazionalistiche orientate da precise strategie di comunicazione: quel che deve preoccuparci tutti non è tanto il fragore di un albero che cade, quanto il vigore della foresta che intanto gli cresce intorno rigogliosa».
Cosa fare, dunque? Il sindacato di polizia Silp-Cgil una proposta per il territorio ce l’ha. «Il commissariato di Busto Arsizio potrebbe diventare il baluardo del contrasto alla criminalità organizzata in provincia. Certo è una proposta ambiziosa, se si considera che attualmente la sua squadra investigativa viene addirittura impiegata nei servizi ordinari, condizione che limita di molto le sue capacità operative. Occorrerebbe inoltre rivederne profondamente gli assetti, le dotazioni, ed i criteri organizzativi. Ma la sfida criminale che si sta delineando sul nostro territorio è grande, e grande è la centralità che il commissariato potrebbe avere nel contrastarla, e si tratta pur sempre della provincia del ministro dell’Interno».
 

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Pubblicato il 27 Ottobre 2010
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