Giorgetti: “La prossima emergenza? Sarà l’acqua”

Non sarà tanto la scarsità d'acqaua, quanto gli effetti dell'eutrofia: a dirlo il più famoso pescatore della provincia, nonchè scrittore, Ernesto Giorgetti

Per il prossimo futuro mi sembra abbastanza facile prevedere, malgrado la percezione alquanto distorta diffusa sull’ambiente, che il dente sensibile finirà per battere più decisamente sul tema dell’acqua. Lasciamo perdere i divieti di tagliare gli arbusti dei boschi e di fare lo strame, dettati dal solito timore ambientalista che i ruscelli possano scorrere più liberamente ed evitare così le ricorrenti frane disastrose. E, a parte le frane così agevolate, si pensi al precetto dello sciocco mondo contadino, che insegnava che l’acqua ristagnante imputridisce e degrada, e poi siccome tutto va a finire al lago e al mare, concorre aggiungendo molto di suo all’inquinamento che già esiste. Fin qui, nella nostra provincia, il discorso si era limitato ai laghi, per i quali del resto il grande fiume di parole speso a profusione aveva prodotto, di utile alla causa, ben poco o quasi nulla. E vediamo ad esempio gli scolmatori del famoso collettore sul Lago di Varese, che quando piove appena un poco più del solito, riversano liberamente senza filtro alcuno il loro liquame raccolto dalle fogne nel lago che si doveva difendere e salvare. Ho scritto un opuscolo appositamente su questo tema che tratta più in particolare la questione e spero che l’editore vorrà finalmente metterlo in commercio.

Ma adesso, parlando delle acque come argomento topico dei prossimi anni, mi riferivo a qualcosa di più universale. Anche qui la sensibilità ambientalista, dopo anni di gestazione di gravi pensieri sulla sorte del pianeta, è arrivata a proporre la mossa vincente: evitare di tirare l’acqua del gabinetto, allo scopo sacrosanto di risparmiare un po’ della preziosa acqua. Ciascuno può dire la sua, che diamine, senza dover mettere in moto le ambulanze. Io vedo la questione sotto tutt’altro profilo: quello dell’eutrofia. Come tutti sanno vi è eutrofia delle acque quando un certo carico di materiale organico e di nutrienti ( i fertilizzanti, come ad es. azoto e fosforo), invadono un certo ambiente acquatico in misura eccessiva rispetto alla capacità naturale dell’ambiente stesso di rigenerarli nelle forme di vita convenienti. Il surplus del carico introduce. Inutile ricordare che gli effetti più sgradevoli si consumano di sotto negli strati profondi, ben fuori dalla vista ( e dall’olfatto, poichè i processi biochimici inerenti producono gas tossici e nauseanti), mentre proprio le prime apparenze è tutto ciò che preoccupa le amministrazioni impegnate nel risanamento.

Finchè il fenomeno riguardava solo i laghi e magari i fiumi (ma questi ultimi la natura li ha dotati della facoltà di trasferire a valle ogni immondizia in tempi rapidi), finchè si trattava solo di questioni locali, la faccenda irritava ma non accendeva i timori sulla sorte del mondo intero. Ma dacchè l’eutrofia ha cominciato e pesantemente a intaccare i mari e gli oceani, mi sembra inevitabile che l’opinione pubblica ne prenderà piena coscienza. Sin qui l’attenzione della scienza si era concentrata sulle condizioni dell’atmosfera, e dietro la scienza uno stuolo di divulgatori e di altre persone interessate alle risorse ( chiamano così per pudore i soldi dei finanziamenti) necessarie a combattere il famoso effetto-serra, avevano battuto il tasto da un capo all’altro del globo. Non metto in dubbio la buonafede di molti nè voglio sminuire il problema. Ma, mentre raccoglievo notizie, dai giornali e da qualche rivista, sull’avanzare dell’inquinamento idrico dappertutto, mi sono convinto che questo effetto-serra è solo una pulce rispetto alla balena dell’eutrofia delle acque.

Forse l’opinione pubblica non è preparata a percepire la grandiosità e la perversità del fenomeno. Un recente numero dell’edizione italiana dello Scientific American mostrava interi tratti oceanici sulla costa del Cile ( dove esistono estesi allevamenti di salmone) invasi dalle aberranti fioriture algali che già osservammo sul Lago di Varese. Alla foce di tutti i grandi fiumi che attraversano aree molto popolate risuona lo stesso allarme. L’impatto dell’eutrofia delle acque sull’ambiente e particolarmente sul clima fa sbiadire i timori che nutriamo per l’atmosfera. Sul tema dell’ambiente, sul cui cielo imperversa la CO2 dell’atmosfera ambientalista, ho notato che qualche studioso più pensieroso ha già messo la pulce dell’impatto dell’eutrofia dei mari sul clima. Si pensi che l’intero clima globale è determinato direttamente dalla evaporazione delle grandi distese d’acqua. Da lì ci giungono tutte le perturbazioni atmosferiche, con le correnti generate dalla rotazione terrestre che perennemente trasportano le nuvole e l’umidità da ovest verso est. E l’eutrofia, concentrando i raggi solari alla superficie, influisce non poco sulla evaporazione.

Vorrei aggiungere un aneddoto che mostra quanto poco interesse si concede alle cose più serie. In un grosso Comune turistico della Liguria ho letto su un cartello che il paese era stato denuclearizzato. Ma quando ho fatto un giro sulla spiaggia ho sentito un forte odore di detersivi e così ho scoperto un tubo occultato alla meglio che entrava in mare aperto, e là vi si allargava una grande macchia biancastra che ne denunciava il liquame riversato. Perciò scrissi al sindaco e alla stampa locale che però il loro paese non era stato ancora defognizzato. Non ho mai ottenuto risposta. Pensai che anche questa volta mi fossi imbattuto in gente permalosa che si offende a morte per la verità.

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Pubblicato il 20 Dicembre 2010
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