Stazioni varesine “bocciate”, per il Pd serve una nuova gestione
Concluso il giro delle strutture di tutta la provincia promosso dal Partito democratico regionale. Tosi e Alfieri: «Meglio le Nord che le FS. Più risorse e coinvolgimento degli enti locali»
La migliore? Gavirate. La peggiore? Difficile dirlo… Il tour delle stazioni varesine del consigliere regionale del Partito democratico Stefano Tosi si è concluso: 54 stazioni, 27 di Rfi (Rete ferroviaria italiana), 27 delle Fnm (Ferrovie Nord Milano). L’iniziativa è nata a Milano dal Gruppo del Pd in Consiglio regionale. I 22 esponenti democratici si sono suddivisi le 415 stazioni lombarde con l’obiettivo di realizzare un vero e proprio censimento di tutte le strutture regionali (Qui le foto sulla pagina Facebook del Gruppo PD dalle varie province e le visite a Busto, Vergiate, Besozzo). A Varese, il giudizio degli utenti (punteggio da 0 a 8) evidenzia una situazione diversa per le stazioni Rfi (voto massimo 4,8) e le Nord (voto massimo 7). «È una realtà abbastanza diffusa in tutta la provincia – spiega Tosi -, basta fare un giro nelle due stazioni di Busto. Ci sono ragioni storiche per questa differenza. Le Nord in generale sono più piccole e godono di una maggior vicinanza con le comunità locali».
Ma nel complesso, il report di Tosi – che non ha visitato quelle della Valceresio dopo passerà l’Arcisate-Stabio e Malpensa – delinea un quadro con più ombre che luci: nel 27% dei casi manca sia la biglietteria con personale che automatica e in stazioni come Busto e Gallarate la domenica sono chiuse; le obliteratrici per i biglietti mancano nel 17% dei casi; il 90% sono dotate di sala d’aspetto, ma in quasi la metà manca il riscaldamento; WC inagibili e chiusi in più del 30% dei casi; stazioni inaccessibili a persone disabili nell’85% per casi con sottopassi degradati in un terzo delle realtà; vita difficile anche per chi arriva in bici perché ci sono rastrelliere solo nella metà delle strutture e spesso non hanno copertura; anche la possibilità di arrivare a prendere il treno a bordo di mezzi di trasporto su gomma pubblici è limitata al 49% per cento delle strutture. Sembrano infine più sicure le Fnm che sono sempre dotate di Polfer, servizi di vigilanza o una colonnina per chiamare le forze dell’ordine o il pronto soccorso. Secondo l’indagine del Pd, nelle Rfi, invece, solo a Gallarate e Luino c’è al Polfer, mentre nelle altre non esiste nessun meccanismo per mettersi in contatto con le forze dell’ordine o il pronto soccorso. «E a fronte di questa situazione – puntualizza Tosi – dalla Regione sembra ormai confermato l’aumento delle tariffe del 20 o 25 per cento. Un aumento che però colpirà i viaggiatori senza migliorare le condizioni dei servizi». Aumenti che, contesta il collega Alessandro Alfieri, «sono del tutto iniqui perché valgono per tutti a prescindere dal reddito. Dall’1 febbraio le famiglie lombarde rischiano di ritrovarsi davvero con una stangata. E questo mentre la Lega, dopo aver votato a Roma la Finanziaria, si lamenta dei tagli» (nella foto Taricco, Tosi, Alfieri, Bova e Rasetti).
Ma qual è secondo il Pd una possibile soluzione per la situazione delle stazioni? «Un investimento maggiore da parte della Regione – spiegano Tosi e Alfieri – con l’introduzione di un fondo di rotazione di 25milioni di euro a cui gli enti locali possano aggiungere. Serve poi sottoscrivere nuovi accordi fra Regione, Rfi, Fnm ed enti locali per la gestione delle stazioni. Dare in gestione le strutture ad associazioni, come ad esempio la Pro Loco, coordinate dalle amministrazioni comunali può sicuramente renderle più accoglienti e sicure». Intanto, settimana prossima, in Consiglio regionale verrà approvato il bilancio e il Pd non farà mancare emendamenti e ordini del giorno su stazioni e trasporto locale.TAG ARTICOLO
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