Quella carezza di Napolitano

Le donne in nero prendono una posizione sulla morte di quattro bambini Rom a Roma. "Noi non siamo così e ci ribelliamo con tutte le nostre forze per ostacolare questa brutale deriva"

napolitanoResta viva nella nostra mente l’ immagine, così ricca di umanità, del Presidente della Repubblica seduto accanto alla famiglia Rom e la sua tenera carezza al volto di una madre sconvolta dal più grande dolore che possa colpire un essere umano: la perdita di un figlio. La mamma Rom ne ha persi quattro in una sola volta ed in modo estremamente crudele.

Ci riferiamo a quanto è accaduto giorni fa in un campo Rom, a Roma, nel nostro “civilissimo” ed “accogliente” Paese.
Lo sguardo disperato di una mamma ci guarda dalle prime pagine di quasi tutti i quotidiani italiani. Racchiusa nel fotogramma urla invano la sua disperazione: ha appena perso i suoi quattro figli (vittime incolpevoli di una società che non sa più accogliere) bruciati nel rogo di una misera capanna che, qualcuno privo di senso del pudore, osa definire “casa”.
E’ successo domenica sera in una Roma distratta. Certo, li ha uccisi la miseria ma, ancor più, un’  indifferenza crudele, anzi feroce.
Oramai ci stiamo pian piano abituando a convivere con queste tragedie che troppo spesso si verificano nelle nostre città. Si assiste, certo, al lutto di un giorno, ad un po’ di dolore. Poi, tutto torna nella quotidiana normalità. Sembra proprio che il popolo Rom, più che un problema sociale, sia diventato un ingombro per le nostre coscienze. Forse per questo è stato permesso di maltrattarlo e perseguitarlo. Ricordate le impronte digitali da prendere ai bimbi? I rastrellamenti nazisti che conducevano ad una morte certa, con torture incorporate?
Corsi e ricorsi storici? Ci fa orrore il solo pensarlo.
C’è però, in maniera palpabile, il rifiuto di una politica di sostegno sociale e di riconoscimento dei diritti umani:
“Basta con questa molesta popolazione Rom che infastidisce e minaccia…” andava dicendo un politico in cerca di consensi che, purtroppo, poi ha ottenuto. E giù sgombri dei campi, uno dietro l’ altro. Una umanità trattata come pacchi, costretta a vivere (in che modo?) sotto i ponti o, al più, in tuguri fatiscenti che non dovrebbero servire neanche come rifugio per gli animali.
Che amara tristezza! Ma come siamo diventati? Cosa spinge alcuni ad agire senza un briciolo di umanità, senza più percepire il nobile significato delle parole solidarietà, accoglienza, rispetto, amore?
Razzismo? Cattiveria? Forse l’ uno e l’ altra insieme.
Noi non siamo così e ci ribelliamo con tutte le nostre forze per ostacolare questa brutale deriva umanitaria. Con un abbraccio a quella madre così sofferente ed angosciata.
Siamo con il popolo Rom.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Febbraio 2011
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