Le cannonate austriache che unirono i varesini
Sui muri della basilica di San Vittore ci sono ancora le tracce delle palle di ferro sparate dall'artiglieria dell'Impero nel 1859. È stata una delle tappe del tour organizzato da "Varese per l'Italia"
«La città fu unita per la prima volta. E non lo fu mai più così tanto in seguito». Così Luigi Barion, anima del Comitato "Varese per l’Italia", ricorda quei giorni maggio in cui i Cacciatori
delle Alpi e la popolazione di Varese si opposero alle truppe e ai cannoni austriaci del feldmaresciallo Karl von Urban. «Tutti i varesini erano uniti, non fa mai più così: ai tempi della guerra mondiale ci si divise tra interventisti e neutralisti, poi in fascisti e antifascisti, non parliamo poi degli anni della guerra». E invece allora il popolo varesino si mosse compatto, basti pensare «alle monache di clausura del Sacro Monte, le romite ambrosiane, che accolsero i varesini in fuga dai bombardamenti austriaci e cucinarono per loro». Il tenente maresciallo von Urban, rientrato in città dopo il primo scontro, chiese alla città il pagamento di una forte somma per riscattare il tradimento: i varesini – patrioti e non proprio prodighi – si rifiutarono e il buon austriaco – che già aveva soffocato nel sangue il ’48 ungherese – fece spararecon i cannoni sulla città. «Sparavano da Bosto sul centro, come avevano sparato su Biumo durante la battaglia» ricorda ancora Barion. Il ricordo di quel bombardamento – che con termini moderni si può
definire punitivo e terroristico, ma che era quasi umano rispetto alle stragi perpetrate nelle città nei secoli precedenti – ha lasciato tracce che si vedono ancor oggi: i buchi e le pietre scalfite del campanile di San Vittore e le palle di ferro ancora all’interno dei muri del tiburio (la cupola sopra la basilica). Qui c’è una lapide, riscoperta di recente, che ricorda il "saluto della tirannide straniera", gli austriaci che da grandi riformatori illuminati si erano trasformati in oppressori agli occhi degli abitanti della penisola. La basilica è stata una delle tappe del tour di luoghi garibaldini organizzato dal Comitato sabato: accompagnati da una guida turistica professionista i partecipanti hanno scoperto le tracce della storia risorgimentale, dalla panchina di Villa Ponti da cui Garibaldi diede gli ordini all’oratorio di Biumo colpito dalle cannonate austriache, al celebre monumento in centro che ricorda il sacrificio dei 22 "garibaldini" caduti nel lontano maggio del 1859.
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