Il padre Ezio: “Per Desirée dolore, non disperazione”

Ezio Ciapanna interverrà nella la messa in suffragio che l'Università dell'insubria dedica mercoledì 6 alle 13.15 alla figlia: ecco la traccia di quello che dirà. Piena di dolore, e di speranza

Ezio Ciapanna, padre di Desirée – la studentessa originaria di Gazzada morta in Francia per una meningite – Sarà alla messa in suffragio che l’Università dell’Insubria dedica a sua figlia domani, mercoledì 6 aprile, alle 13.15 nella chiesa dell’Università di via Ottorino Rossi. Gliel’ha chiesto il sacerdote dell’niversità che la celebra, don Marco Rossi. E lui ha accettato buttando giù una traccia di intervento, toccante e sereno, pieno di fede e di speranza, come si è già dimostrato, con la sua famiglia, al funerale. Da qui possiamo anticiparvelo, invitando all’ascolto diretto di queste parole alla funzione.

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Desirée CiapannaTanti ci hanno consolato per quello che è successo. Tutti hanno anche cercato di capire, alcuni di formulare un parere, altri di esprimere quella preoccupazione che ognuno di noi ha fin da quando si nasce. Ma ogni domanda, dubbio o discussione finiva in fretta e in silenzio; non sapevano più cosa dirci. Abbiamo chiesto loro di pregare. Quando arriva per tutti il momento del silenzio è giusto aprire il nostro cuore al Signore.
Noi serbiamo un dolore che capita a poche persone, perché i genitori non devono, di regola, sopravvivere ai propri figli. E’ come recidere un fiore togliendo la parte più bella e colorata della propria vita. Abbiamo la certezza del Cielo ma anche la sofferenza della mancanza terrena… è fin troppo normale che sia così; il dolore non conosce sosta. Ma si tratta di dolore e non di disperazione. Abbiamo la certezza del Cielo!
Noi cerchiamo tutti i giorni di dominare la vita. Cerchiamo di evitare l’elemento sorpresa, l’imprevisto… Ma il corso della nostra storia personale ha preso una direzione che nessuno avrebbe immaginato e di fronte alla quale molti sono senza parole. Anzi le parole stesse si svuotano di senso… non esistono. Esistono dei tabù anche nel linguaggio: esistono i vedovi, gli orfani ma noi? A quel punto ricominci ad ascoltare… e ti rendi conto che quel dolore sbattuto in faccia, imponente, è stato provato da molti. Immaginiamo le persone colpite dallo tsunami in Giappone, dalle rivolte nei paesi arabi. Immaginiamo le guerre passate e scopriamo un mondo di persone che hanno sofferto. E Gesù che ha sofferto come noi, più di noi… non eravamo quindi soli quella sera che ci annunciarono che Desirée non era più tra noi… anzi nessuno cominciò quella frase, né il carabiniere con gli occhi a terra né la Console a Parigi dalla voce strozzata.
La storia – e non solo quella personale – non procede mai solo sui binari del prevedibile. L’inatteso è sempre dietro l’angolo. Non è una minaccia oscura, una ansia continua rispetto ad un nostro ideale futuro. È la realistica constatazione che del futuro non siamo padroni. E se è giusto programmare e prevedere – e quindi sognare un futuro migliore – è ancor più saggio conquistare una posizione così salda per cui l’imprevisto non scuota definitivamente e inesorabilmente le nostre fondamenta. Bisogna che la nostra casa sia costruita sulla roccia. Che niente debba essere trascurato perché la nostra vita è unica e – a volte – anche molto breve.
Ringraziamo il Signore per averci concesso il miracolo della Vita, per avere avuto nella nostra casa Desirée per 21 anni e 44 giorni, lei era nata il giorno di Natale di notte, lei che abbiamo sofferto per non perderla in grembo. Ecco il perché del suo nome, Desirée, desiderata, voluta, attesa, amata. La nostra consolazione è quella di non avere rimorsi. Tutto quello che era giusto fare, dire o pensare è stato fatto. Lei era entusiasta dell’Università perché le permetteva di volare. Le amicizie non erano confinate solo a una aula di una ventina di studenti ma diventava molto, molto di più. Aveva imparato da internet 8 lingue, tra cui il cinese, il coreano e il giapponese. E le sapeva bene perché voleva conoscere il mondo intero. Era entusiasta della vita. Era sempre stata sana come un pesce. E ancor di più questa Meningite Fulminante ci ha stupito. Ha colpito una ragazza che non si ammalava praticamente mai!
Adesso, siamo qui e vedendo quale grande desiderio – di amore, di condivisione, di fratellanza – avete nei Vostri cuori noi siamo grati. Così vogliamo ricordare la nostra Desirée, con il suo sorriso sempre presente. Con la Vostra presenza perché questa è essere Chiesa.

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Pubblicato il 05 Aprile 2011
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