La follia è di scena

Ha debuttato al Cinema Nuovo “La follia improvvisa di Ignazio Rando” liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Dario Franceschini

È andato in scena ieri al Nuovo “La follia improvvisa di Ignazio Rando”, spettacolo liberamente
tratto dall’omonimo romanzo di Dario Franceschini (Bompiani) capogruppo alla Camera del Partito
democratico. Introduce, con brevi parole, Giulio Rossini che presenta i prossimi spettacoli in
programma.
L’opera si sviluppa in quattro quadri, tutti interamente recitati ininterrottamente per un’ora e mezza,
dal bravissimo ed espressivo Stefano Orlandi, che ricopre alternativamente i due ruoli di Ignazio
Rando e del ragioniere Garbioni. Il tutto accompagnato dalle musiche originali di Matteo Amantia.
Al termine, la regista Serena Nardi ha ringraziato i numerosi esponenti del Pd presenti in sala. In
particolare il senatore Paolo Rossi, il quale è stato di supporto per la realizzazione dello spettacolo.
Atteso anche Franceschini, il quale non ha potuto presenziare trattenuto a Roma per le vicende
politiche riguardanti la giornata di ieri.
È il primo quadro che racconta in quale situazione psicologica versa Rando, impiegato modello
della Conservatoria di Ferrara in una Italia fascista, una volta che inaspettatamente, calpestando le
pratiche e camminando sui banconi, esce dall’ufficio dopo ben trentasette anni di lavoro. Inseguito
da fantasmi del passato – qualche amore mancato, un fratello matto morto prematuramente ed una
madre che se ne dispera – Rando si ripiega su se stesso in un vortice di ruminazioni ossessive che lo
portano gradatamente a sprofondare in soliloqui che rasentano un misto fra delirio e allucinazioni
uditive e visive. Nel secondo quadro è di scena il ragionier Garbioni, che da sfogo ai propri
malumori, tinti a tratti di malcelata invidia per un impiegato, qual è Rando, stimato e ben voluto e
con un appartamento di proprietà. Girando nell’appartamento di Rando, mandato dal capoufficio
della Conservatoria, dovrebbe solo accertarsi dello stato di salute del protagonista. Ma, entrato
nella sua buia stanza da letto, scopre pigne di libri, rigorosamente ordinati, cartellini anche loro
tutti ordinati e numerati in cui sono stati trascritti vari sogni. Leggendo curiosamente e con avidità,
Garbioni si rende conto rapidamente di quale sia il luogo in cui abita la mente di Rando: la follia.
E ne fa cenno al capoufficio, portando a testimone alcuni dei cartellini numerati che contengono i
sogni di Rando.
Nel terzo quadro, la follia del protagonista è ormai di scena e più marcatamente patologica. Il
ripiegamento interiore e le fantasie, spesso macabre, travalicano la sfera intima e si trasferiscono
nel mondo reale mentre Rando le vive, incapace di distinguere fra sogno e realtà. Finché egli vede,
in lontananza, andare a fuoco proprio quella Conservatoria nella quale ha lavorato per anni. Nel
frattempo, Garbioni e il capoufficio si recano dal questore per segnalare la pericolosità di Rando.
Ma, nel mentre, sopraggiunge una telefonata nella quale viene comunicato l’incendio sprigionato.
Incendio di cui sarebbe responsabile il capoufficio, il quale ha lasciato lì una sigaretta accesa,
nonostante la numerosità delle carte presenti. Garbioni ne è al corrente, ma per conformismo, egli
non denuncia quanto sa, lasciando che al folle Rando venga addossata la responsabilità di un atto da
lui non compiuto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Aprile 2011
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