“Meno cassa integrazione non significa più ripresa”
I sindacati concordi: "Non siamo fuori dalla crisi. Noi giochiamo in difesa ma per rilanciare il lavoro servono politiche attive e investimenti"
Meno cassa integrazione non significa più ripresa. Sono concordi i sindacati varesini nel commentare i dati sulle richieste degli ammortizzatori sociali in deroga.
Stiamo parlando degli aiuti ai quali attingono le imprese di piccole e piccolissime dimensioni, le aziende artigiane sotto i 15 dipendenti e quelle del terziario sotto i 50. Sono 476 solo nei primi sei mesi dell’anno e coinvolgono in tutto 2mila lavoratori della provincia.
Il dato è in calo, se si pensa che nel 2009 e 2010 sono state circa 1.200 ogni anno, per un totale di 6mila lavoratori.
La lettura dei sindacati, Cgil, Cisl e Uil, non è comunque confortante. A fronte di una minore richiesta di cassa integrazione emergono due aspetti preoccupanti. Da un lato il dato sull’occupazione, che non cresce così come non cresce il prodotto interno lordo del paese. Dall’altro stanno emergendo tutta una serie di fenomeni ed espedienti che le aziende mettono in pratica per ridurre il peso della forza lavoro. Innanzitutto, e questo non è un espediente ma l’estrema ratio, c’è la mobilità: Dall’inizio dell’anno sono 2.500 i lavoratori che hanno perso il lavoro. Un dato preoccupante.
Altro fenomeno significativo emerge dal dato sulle trasformazioni di rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo part time. Nel biennio 2009-2010 si sono verificate 3713 trasformazioni, delle quali 677 riguardanti la forza di lavoro maschile.
Secondo i sindacati si tratta di dato anomalo, «ed è assai probabile che si tratti di un espediente attraverso il quale i datori di lavoro riducono l’ammontare della forza lavoro».
I sindacati ricordano che l’analisi si rifà solo alle aziende di piccole dimensioni, un tessuto
economico diffuso e radicato sul territorio, fatto di realtà produttive con pochissimi dipendenti, che spesso sfugge al controllo sindacale. Ma colonna portante dell’economia varesina.
Motivo per il quale chiedono con forza una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali, doveroso se si tiene conto del fatto che prima del 2009 l’intero comparto in oggetto era completamente escluso dal sistema di protezione sociale, e l’attuazione di politiche attive per il rilancio dell’economia.
«Prima del 2009 le piccole realtà erano prive della possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali – spiegano i sindacati – e attualmente non esiste ancora un meccanismo automatico che possa garantire questa protezione alle piccole realtà produttive, ogni anno siamo costretti a rinegoziarlo con Governo e regioni».
L’1 aprile di quest’anno è stato sottoscritto in Regione il nuovo accordo che prevede al possibilità di richiedere la cassa integrazione in deroga per tutto il 2011. «E dopo?», si chiedono i sindacati.
L’accordo attuale prevede due tipologie di utilizzo per quanto riguarda la cassa integrazione. Il tipo A si applica alle situazioni di crisi congiunturale, la modalità di utilizzo è molto flessibile e viene conteggiata a ore con un massimo di 400 ore a lavoratore.
Il tipo B si applica invece alle crisi strutturali, di cessazione dell’attività, o per procedure concorsuali. I lavoratori coinvolti saranno interessati da un percorso formativo finalizzato alla ricollocazione in settori anche diversi.
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