Una bicicletta (disarmata) sulle strade della Bosnia

Fabio Masotti, "cicloviaggiatore", ha attraversato per dieci giorni la Bosnia, a contatto diretto con la popolazione e con la memoria dei conflitti degli anni Novanta

«La bicicletta è disarmata, non pone barriere». Fabio Masotti, cicloviaggiatore da Siena, professore di storia e studioso della Resistenza e dell’Età contemporanea, ha percorso la Bosnia per 10 giorni, dal mare Adriatico a Sarajevo e poi su su per gli altipiani e le valli. E anche la Bosnia ha confermato che l’ospitalità speciale riservata ai ciclisti: «A Sarajevo i francescani hanno dato a me, straniero e neppure credente, le chiavi del loro convento per rientrare la sera». La sua esperienza è stata raccontata in un libro ("Sarajevo ti entra nel cuore") nell’incontro che ha inaugurato "Pedalando con l’autore", una serie di serate promosse dalla FIAB Ciclocittà, in collaborazione con altre associazioni varesine. Un modo per parlare di bici per turismo o nella vita quotidiana, ma anche per fare cultura.

«Sarajevo e la Bosnia – dice Masotti non sono altro dall’Europa, sono il cuore d’Europa». Qui è scoppiato il conflitto più sanguinoso vissuto dall’Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che ha diviso città, paesi, vicini di casa, persino famiglie. E trovare storie incredibili è esperienza facile, Masotti ne ha intercettata subito una alla prima sera: «Parlavo con l’albergatore, lui indicò l’uomo che stava al tavolo con lui e disse: "Lui non l’ho ammazzato perché sapeva spaccare bene le pietre!". Lo diceva con la massima naturalezza». Il libro di Masotti ha questo pregio: poca teoria, poche trattazioni storiche e molta esperienza diretta, del male (le spaccature etniche oggi profonde) ma anche del bene (l’ospitalità antica, la società vivace di Sarajevo, il ruolo pacifico dei religiosi incontrati). Le ferite sono ancora aperte, nel cuore degli abitanti e negli edifici della città (nella foto: la celebre Biblioteca bombardata dai cetnici serbobosniaci. Masotti ha toccato anche Foça, Visegrad e Gorazde, cittadine che – alla pari della più nota Srebrenica – sono state al centro della pulizia etnica più feroce contro la componente musulmana, più bestiale ancora dell’assedio lunghissimo di Sarajevo. Il racconto di viaggio è stato accompagnato anche dalle testimonianze di altri amici della Bosnia, in particolare di Roberto Andervill (nella foto) e Donata Manciani, di Ipsìa Varese, l’organizzazione non governativa delle Acli che ha collaborato alla serata e che da anni segue progetti di solidarietà nell’ex Yugoslavia.

Il prossimo incontro del ciclo proposto da FIAB è il 23 febbraio: ospite Daniele Scaglione, autore di "La Bicicletta salverà il mondo", intervistato da Lorenzo Franzetti (della rivista Ciclismo) e Michele Mancino (VareseNews). La serata è organizzata in collaborazione con Arci Varese.

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Pubblicato il 07 Febbraio 2012
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