Imu, parlano gli artigiani: “Una tegola in un momento sbagliato”

Confartigianato Imprese Varese ha sottoposto un questionario a 500 imprese. Il direttore Colombo: «chiediamo ai Comuni di applicare l’aliquota minima»

Troppo cara, deve servire per sostenere le imprese, forse qualcuno non la pagherà. Così gli artgiani della provincia di Varese rispondono alle domande sull’Imu fatte dalla loro stessa associazione.
Il 18 giugno abbiamo infatti pagato la prima rata dell’Imposta Municipale Unica. Confartigianato Imprese Varese ha posto ad un campione di 500 imprese tre semplici domande:
– quanto impatta l’Imposta (esempi con dati alla mano)
–  come dovrebbe essere utilizzato il gettito ricavato dall’Imposta Municipale
– qualche proposta alternativa all’IMU.
L’intero campione ha sottolineato l’esosità dell’IMU. La differenza tra la prima rata di giugno dell’IMU e il saldo ICI del dicembre 2011 non lascia spazio a interpretazioni soggettive. Alcuni esempi:
– Tra il saldo ICI 2011 e la prima rata dell’IMU: 667 euro in più.
– Acconto e saldo dell’ICI 2011 euro 519, acconto IMU euro 574.
– Totale ICI 2011 euro 3.000, prima rata IMU euro 2.666.
Le imprese, con dati alla mano, si dicono «seriamente preoccupate per il loro futuro: l’IMU è una “tegola” che arriva in un momento sbagliato, perché gli ordini soffrono ancora di gravi flessioni».
Così il 90% del campione chiede che «il gettito ricavato dall’Imposta possa essere utilizzato per finanziare le imprese: senza costi di apertura e a tasso zero. Investire sulle aziende significa mostrare fiducia in loro e sostenerle in un momento in cui chiudere non è così difficile». Un 9% si divide tra chi non può permettersi neppure di pagare l’IMU («mancano le commesse e sono sfiduciato»), chi vorrebbe che il gettito fosse utilizzato a favore della conciliazione e servizi sul territorio («aiuti agli asili paritari del proprio comune: 370 euro al mese sono troppi») e chi ritiene siano importanti «interventi per cassaintegrati e ai disoccupati». L’1% si è dimostrato indeciso: «Non so ancora se pagherò».
Sulle proposte alternative, il 98% del campione è convinto che il «taglio alla spesa pubblica, azioni severe contro gli sprechi e una diminuzione del numero dei parlamentari» possa servire. Il 2% si divide tra chi vorrebbe «reintegrare l’ICI, valida per tutti» e chi, invece, ha sempre meno fiducia nel sistema Italia e vorrebbe guardare «all’estero».

«Se è vero che l’Imposta Municipale è una tassa nazionale che chiede a tutti gli attori sociali un sacrificio straordinario – spiega Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese – è anche vero che è inaccettabile che siano ancora una volta le piccole imprese a dover sostenere la parte maggiore di questa pressione».
Il sondaggio inviato alle imprese di Confartigianato Varese prosegue l’impegno dell’Associazione varesina – dopo le interviste ai sindaci di Varese, Gallarate, Busto Arsizio, Saronno e Luino – nel sensibilizzare le Pubbliche Amministrazioni ad una scelta equilibrata che possa sostenere la competitività del tessuto imprenditoriale del nostro territorio. «Entro il 30 settembre 2012 – prosegue Colombo – chiediamo ai Comuni di applicare l’aliquota minima: una scelta responsabile nei confronti delle nostre aziende. Negli ultimi diciotto mesi la pressione fiscale sulle piccole imprese è lievitata al 53,7% (il peso delle tasse è passato dal 40,8% del Pil nel 1994 al 45,1% nel 2012). Inoltre, sul costo del lavoro si registra una tassazione pari al 47,6%, 12 punti in più rispetto alla media del 35,3% dei Paesi Ocse. Eppure, tra il 2002 e il 2010 le piccole imprese europee hanno fatto nascere l’85% dei posti di lavoro (le realtà fino a 10 addetti hanno dato il maggior contributo, pari al 58%). Una riflessione è doverosa».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Giugno 2012
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