“Ricatto” al magnate russo: gli emissari li ha mandati il giardiniere
Le due persone bloccate dal blitz della digos volevano soldi per conto di un ex collaboratore di Spiridonov: sono stati denunciati per esercizio arbitrario delle proprie ragioni
Più che un ricatto, sembra essere un credito vantato da qualcuno con metodi poco ortodossi. O almeno è così che la procura ha inquadrato, per ora, il blitz effettuato ieri sera dalla digos in un ufficio di via Marcobi.
I due ucraini portati in questura (foto) sono accusati di tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza. Sono un uomo di 21 anni (residente in Italia) e una donna di 29, e sono stati denunciati a piede libero, insieme al mandante, un ex collaboratore dell’imprenditore russo Andrey Spiridonov: avrebbero cercato di ottenere del denaro dall’ex militare, oggi rifugiato politico in una villa di Viggiù. Il giallo sta tutto nel capire che relazioni ci siano tra di loro. La donna è giunta in Italia dall’Ucraina nelle scorse ore, ed è la moglie dell’ex autista e giardiniere di Spiridonov. Quest’ultimo, in una serie di mail e telefonate, affermava di avere dei soldi da riscuotere e in particolare alcune spese legali per avvocati, affrontate in Russia, in meriti a processi non meglio specificati. La cifra finale sarebbe stata di 40mila euro, poi ridotta a 36mila dopo una trattativa. Spiridonov sostiene che i tre ucraini lo minacciavano, il pm Sabrina Ditaranto però vuole vederci chiaro e nonostante la digos abbia filmato tutto l’incontro ha preso tempo, evitando l’arresto ieri notte e optando per la denuncia a piede libero.
Spiridonov ha prodotto tutta la corrispondenza avuta con gli ucraini. La procura però ci va con i piedi di piombo. La figura di questo ex militare rifugiatosi in Italia e inseguito da sedicenti 007 putiniani, ma anche da gente che vuole da lui soldi – non si sa bene a che titolo – é comunque molto interessante, se non altro perché la polizia gli aveva trovato, a casa, una valigia con 650mila euro in contanti. Un magnate un po’ sui generis e con tante storie lasciate alle spalle: prima di tutto l’attività politica di opposizione apertamente dichiarata, ma anche la accuse di truffe per contratti riguardanti affari petroliferi in Venezuela, proprio quelle che la magistratura Italia non ha finora ritenute adeguatamente documentate, tanto che la sua posizione in corte d’appello è ormai avviata verso il respingimento del mandato di cattura internazionale.
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