Pensioni, rivalutazione bloccata
Dal primo gennaio di quest’anno, l’aumento del 3% previsto per adeguare le pensioni al costo della vita non sarà corrisposto a 6 milioni di pensionate e pensionati nel nostro Paese
Lo Spi-Cgil nazionale ha reso noto nei giorni scorsi i dati relativi agli effetti negativi della riforma Fornero per quanto attiene al blocco della rivalutazione degli assegni previdenziali per il 2012 e 2013. Dal primo gennaio di quest’anno, l’aumento del 3% previsto per adeguare le pensioni al costo della vita non sarà corrisposto a 6 milioni di pensionate e pensionati nel nostro Paese (di cui almeno centomila in provincia di Varese). Tutto ciò a causa del blocco della rivalutazione contenuto nel decreto Salva Italia del governo Monti. (foto, Umberto Colombo segretario Spi provinciale)
Per fare degli esempi, una pensione minima passerà da 481 euro a 495.43.- ed una pensione da mille euro salirà a 1.025 euro. Occorre precisare e rimarcare però che nel 2012 gli assegni previdenziali superiori a 1.442 euro lordi non hanno beneficiato del 2,7% di rivalutazione e per quanto riguarda il 2013 le pensioni superiori a 1.486.- euro lordi (più di tre volte la minima) non beneficeranno del 3% di adeguamento. I conti sono presto fatti: secondo alcuni esempi dell’indagine dello SPI-CGIL nazionale, le pensionate e i pensionati che si trovano in questa fascia di reddito hanno perso 363 euro nel 2012 e ne perderanno 776 quest’anno.
Lo Spi parla di «accanimento senza precedenti verso i pensionati che stanno pagando la crisi sulla propria pelle».
«In una provincia come quella di Varese – dichiara Umberto Colombo, segretario generale
Spi-Cgil di Varese – dove le pensioni superiori a 1.486 euro lorde sono circa il 40% del totale, una perdita di 1.139 euro in due anni è ancor più inaccettabile, anche perché questo reddito molto spesso si riferisce a pensioni di anzianità di 40 o più anni di lavoro, molto spesso a ritmi stressanti e a turni disagiati. Queste cifre dimostrano quanto fosse giusta la nostra denuncia: i pensionati non possono certo essere considerati dei privilegiati vista la situazione e considerando che il potere d’acquisto delle pensioni si è già fortemente indebolito negli ultimi anni».
«Non ci stanchiamo di ricordare – continua il segretario dello Spi Cgil – che, in particolare a Varese, i pensionati sono stati una preziosa risorsa anti-crisi. Molti di loro infatti, con grande sacrificio, hanno dovuto aiutare famigliari colpiti da licenziamento, da disoccupazione o da mancanza temporanea di lavoro, diventando di fatto i veri “ammortizzatori sociali” delle famiglie».
«Per queste ragioni – prosegue Colombo – abbiamo considerato ingiusta la scelta del governo Monti di addossare deliberatamente la politica di rigore sulle spalle dei pensionati lasciando dormire sonni tranquilli alle categorie più ricche e a chi continua impunemente ad evadere le tasse nonostante alcune pregevoli iniziative, quali i blitz della Guardia di Finanza dello scorso anno. Per gli stessi motivi lo Spi non ritiene la cosiddetta “agenda Monti” la giusta ricetta per la crescita e lo sviluppo del Paese. Ci auguriamo, inoltre, che pensionati e lavoratori non prestino fede alle formulazioni liberiste e populiste, così come auspichiamo che diffidino del disfattismo e della demagogia virulenta contro le istituzioni dell’anti-politica. Nei loro programmi, infatti, avvertiamo l’ostinazione a vessare lavoro, pensioni e stato sociale con la volontà di lasciare in pace le categorie più abbienti che invece possono e devono contribuire al risanamento dei conti».
«Di certo – conclude il sindacalista – non possono essere continuamente tartassati pensionati e lavoratori arrivati ormai al limite di adattamento. Perché non aumenti la sfiducia dei pensionati e dei lavoratori nelle istituzioni e non ci si abbandoni alla rassegnazione, come sindacato abbiamo il dovere di continuare la nostra battaglia per riconquistare il diritto all’adeguamento delle pensioni al costo della vita, il diritto allo stato sociale, il diritto al lavoro ed ad un futuro occupazionale, anche per le giovani generazioni i cui tassi di disoccupazione sono in preoccupante aumento, sia a livello nazionale, sia in provincia di Varese».
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