Alexandra Bacchetta. “In un anno non è cambiato nulla”
Ad un anno dall'inizio del suo sciopero della fame, che ha portato a molte promesse per ora non mantenute, l'imprenditrice del Relais in via Mulini Trotti mostra le "trincee" sul fiume, unico baluardo della sua sicurezza
E’ passato esattamente un anno dall’inizio dello sciopero della fame di Alexandra Bacchetta, l’imprenditrice alberghiera che, il 26 marzo del 2012, ha cominciato a stazionare – e lo ha fatto per oltre un mese – davanti alla prefettura di Varese, completamente a digiuno.
E, ad un anno dall’inizio di quel suo sciopero della fame, in una giornata piovosa che ingrossa il letto dell’Olona che passa di fianco al suo relais e ha distrutto, quel giorno di luglio del 2009, tutta la sua cucina e il suo ristorante, prova a fare il punto della situazione insieme al suo avvocato, Marina Curzio.
«Che è piuttosto semplice – precisa subito l’imprenditrice – Non è accaduto quasi niente. Dopo le promesse, la mia azienda non ha avuto ancora un soldo di risarcimento, e il letto dell’Olona di fianco a noi non è stato messo in sicurezza, malgrado continuino a dire che i contributi ci
sono e che questa parte è considerata urgente. Tutto quello che ho in più sono tre file di sacchi di sabbia, peraltro ora marciti, che mi ha portato la Protezione Civile nel luglio scorso, quando l’Olona rischiava di nuovo di esondare. Una lodevole e utile iniziativa, ma di un gruppo di volontari. Le istituzioni, fatto salvo il risarcimento personale concesso in via personale dal consiglio regionale per "la grave situazione in cui è incorsa" ancora non si sono mosse».
Le istituzioni, anzi, si rimpallano le responsabilità in un processo che vedrà la prossima udienza il 13 maggio prossimo a Milano, presso il tribunale delle acque, per definire le responsabilità dell’esondazione che ha causato un milione di euro di danni all’attività della Bacchetta. «Abbiamo presentato una mozione di urgenza, perchè quella del 13 maggio è la prima udienza, il rischio che sia rimandata o i tempi si allunghino è forte, ma qui c’è un azienda in bilico anche per questa situazione e il fiume Olona minaccia ad ogni piogga di esondare come ha fatto nel 2009 – spiega l’avvocata Curzio – Noi capiamo che le istituzioni possono permettersi di perdere 4 o 5 anni di tempo, ma i tempi di una azienda, e quelli della vita, sono diversi».
Alexandra ricorda, nel fare il punto della sua situazione, come la sua battaglia, per quanto condotta da sola, non riguardi solo lei: «Ci sono molte persone nella mia condizione, che non hanno ricevuto contributi. Io ho fatto lo sciopero della fame, non mollo con la causa. Ma se vinceremo, saremo un precedente e gli altri si potranno accodare a questa prima sentenza».
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