La nevicata del 26, quando scesero i lupi in Valganna
Le cronache locali riportano nel gennaio di quell’anno un branco di predatori a Marzio e Cunardo. Ma le “bestiacce” di allora divengono patrimonio da preservare oggi
La chicca storica arriva dal web: il sito valganna.info, dopo la news della ricomparsa del lupo anche nel Varesotto, tira fuori dall’archivio una breve di cronaca datata 1926 dove a farla da padroni della notizia ci sono proprio loro, i lupi (nella foto).
Un branco, in particolare, sceso in Valganna a causa di una forte nevicata sulle Alpi svizzere.
In quel trafiletto appare tutta la paura di un antico retaggio agreste che vede nel lupo una minaccia addirittura per gli uomini che condividevano nel passato molti spazi anche oggetto di sostentamento per le famiglie: i pascoli, i boschi, i campi.
Un Paese meno urbanizzato e dove la campagna e il bosco non erano prevalente meta di trekking o scampagnate, ma di lavoro (benché la superficie boscata sia, oggi, sorprendentemente in aumento).
L’Italia, paese agricolo (gli occupati in agricoltura nel 1921 erano il 55,7%, mentre nell’industria il 25,8%, fonte: istat, serie storiche, archivio della statistica italiana) doveva fare i conti con l’incognita rappresentata dall’avere a che fare con la natura e i rischi ad essa collegata: una gelata improvvisa, un anno di siccità o con molta grandine; e anche gli animali selvatici, come, appunto, il lupo.
Si giustifica quindi in questo contesto storico, economico e sociale, l’utilizzo da parte dei cronisti di alcuni termini: oggi non chiamiamo i lupi “bestiacce”; addirittura gli ambienti accademici varesini che si occupano di ricerche in questi campi sono lusingati dalla presenza del mammifero. Un animale ai vertici della catena alimentare che contribuisce a ristabilire equilibrio in un sistema spesso descritto come privo di grandi predatori; fatta eccezione per il più pericoloso, ça va sans dire: l’uomo.
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