Soldi ai bar senza slot e un banco dei pegni anti-compro oro
Il Comune stanzia 10 mila euro da distribuire ai locali senza le macchinette e annuncia che fornirà uno spazio gratuito ad una banca per l'istituzione di un banco dei pegni. Galli e Candiani:"Riduciamo il danno sociale"
Soldi ai baristi e ai ristoratori che scelgono di non attivare slot machine e videopoker all’interno del proprio locale, lo ha deciso l’amministrazione di Castellanza e in particolare l’assessore al bilancio Luca Galli. Proprio lui, insieme al senatore leghista Stefano Candiani e al commissario della sezione leghista Stefano Bulgarelli, ha presentato l’iniziativa dotata i un fondo di 10 mila euro che servirà a "pemiare" l’etica insieme ad una vetrofania che verrà applicata sulla porta d’ingresso con la dicitura "Bar Etico". La strategia è quella di contrastare uno dei fenomeni più dannosi di questi ultimi anni, il dilagare della ludopatia e cioè la dipendenza dal gioco d’azzardo, facilitata dalla grande diffusione di sale slot e vlt oltre che di macchinette all’interno della gran parte dei bar: «Questa iniziativa è volta proprio al contrasto del fenomeno – spiega Galli – dopo 20 anni di consiglio comunale, anche senza dati certi in mano, posso dire che sono tante le persone che si rivolgono ai Servizi Sociali per ottenere il pagamento delle bollette e che poi trovi a giocare alle slot machine».
Un costo sociale che si vuole contenere e che – come ha specificato il senatore Candiani, tra i più accesi
Ma l’amministrazione castellanzese non si ferma qui e, oltre ad annunciare che a breve inizierà il censimento dei bar con relative macchinette per decidere la distribuzione del contributo una tantum, entro fine anno vuole arrivare ad offrire un ulteriore servizio per contrastare il fenomeno, non sempre limpido, dei Compro Oro: «L’idea è quella di fornire uno spazio ad un istituto bancario che possa aprire un Banco dei Pegni (o Monte di Pietà, come veniva definito un tempo) che presti danaro ad un tasso etico, a fronte di un pegno». Galli si rifà all’antico istituto avviato nel XV secolo da alcuni ordini religiosi per dare un’alternativa a chi si vende l’oro di famiglia per ottenere liquidità: «In questo caso la persona che ha bisogno di liquidi non è costretto a vendere il proprio oro ma può darlo in pegno a garanzia della restituzione del prestito». In sostanza si tratterebbe di un’incentivazione del microcredito.
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