Le Smart City non sono un’utopia
Si parla di "Città intelligenti" a GlocalNews: su questo tema si sono confrontati l'esperto di Smart City, Michele Vianello e il sociologo Franco Bolelli, intervistati da Massimo Russo, direttore di Wired
Come hanno cambiato le nostre abitudini internet, i social network e i dispositivi mobile? E quanto ci permetteranno di migliorare la nostra vita e quella delle città in cui viviamo? Si torna a parlare di "Città intelligenti" a GlocalNews: su questo tema si sono confrontati l’esperto di Smart City, Michele Vianello e il sociologo Franco Bolelli, intervistati da Massimo Russo, direttore di Wired. Nelle città intelligenti che Vianello descrive, l’integrazione tra le persone, internet, i luoghi e gli oggetti, può permettere ai cittadini di vivere meglio. Quello che in altre parole si chiama progresso. «Non dobbiamo smettere di sognare: le possibilità di rendere "smart" le nostre città ci sono e ci sono anche dei modelli e delle esperienze che possono essere presi ad esempio – continua l’esperto -. È difficile però trasmettere questa idea di progresso a chi nei comuni si occupa di urbanistica. Anche il modo in cui è stato concepito fino adesso il marketing territoriale non funziona più – spiega Vianello -. I social consentono agli "users" delle città di narrare i luoghi, raccontare quello che vedono, le proprie esperienze, commentare i servizi e se chi fa marketing del territorio non comprende questo continuerà ad essere autoreferenziale».
Per descrivere l’idea di Smart City, Massimo Russo parla di "rivoluzione", al pari di quelle che hanno trasformato i secoli precedenti e dopo le quali nulla è più come prima. Ed è vero per Franco Bolelli: «Stiamo vivendo un’evoluzione antropologica senza precendenti. Grazie alle nuove tecnologie anche la nostra mente funziona in un nuovo modo e possiamo fare delle cose che prima erano impensabili. Un semplice esempio: il libro con Lorenzo Cherubini, Jovanotti – raconta Bolelli – è nato da alcuni mesi di scambio di mail, senza le mail, con la posta tradizionale, ci avremmo impiegato anni. Lo stesso vale per i programmi di istant messenger che ci permettono di dialogare in diretta con delle persone che si trovano dall’altra parte del mondo. Pensiamo a tutte le cose che fino a cinque anni fa non potevamo fare e che oggi facciamo grazie alla tecnologia. Basta questo per capire che non torneremo più indietro».
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