Dal Luce del 2006: “Posti letto insufficienti al Circolo”
Ripubblichiamo un articolo del settimanale Luce del 2006 sulla situazione all’ospedale di Circolo. Incontro a cui partecipò come relatore anche Giuseppe Armocida
Ripubblichiamo un articolo del settimanale Luce del 2006 sulla situazione all’ospedale di Circolo. Incontro a cui partecipò come relatore anche Giuseppe Armocida:
Il primo incontro settembrino del Rotary Club di Varese è stato dedicato alla secolare storia dell’Ospedale cittadino. La relazione è stata tenuta da Giuseppe Armocida, docente all’Insubria, grande conoscitore delle vicende della medicina e anche del nostro territorio. Numerosi gli spunti per il dibattito dal momento che l’ospedale da tempo è al centro dell’attenzione pubblica per le sue clamorose carenze e per la costruzione del nuovo monoblocco. Due le affermazioni di particolare rilievo. La prima, dello stesso relatore, ha evidenziato la fine del grande amore dei varesini per il loro ospedale: le donazioni infatti oggi vengono fatte all’Università; la seconda, del dottor Montoli, storico primario del Pronto Soccorso e oggi presidente del Rotary: l’ospedale per poter offrire un adeguato servizio alla comunità e garantire all’ ateneo reale sviluppo deve poter disporre come minimo di mille posti letto. Oggi il “Circolo” può contare su 535 posti che saliranno appena a 750 con l’inaugurazione del monoblocco.
L’indicazione del dottor Montoli, largamente condivisa negli ambienti ospedalieri e accademici, fa dunque prevedere tempi non ancora sereni per la nostra sanità: il livello di assistenza alla popolazione infatti non potrà essere espressione compiuta dell’ impegno e della grandissima professionalità di coloro che a vario titolo prestano servizio in ospedale. Nemmeno dunque dalla nuova struttura arriverà l’impulso decisivo perché a Varese quella che è stata una grande storia ospedaliera e di cultura possa riprendere il suo cammino. La grande stagnazione della sanità può essere ricondotta all’invadenza della politica, ma se ci sono state comunità che hanno saputo difendere un interesse primario quale è quello salute, a Varese invece a lungo è stata accettata supinamente l’ applicazione rigida, ottusa, di disposizioni ministeriali che non tenevano conto della complessità di situazioni dovute all’ l’insostituibile, prezioso potenziale rappresentato dalla Facoltà di medicina e chirurgia.
La crisi assistenziale, i varesini spediti lontano dal loro ospedale, oggi hanno aperto gli occhi a tutti, ma se si tenta di blandire l’opinione pubblica con promesse di soluzione dei problemi grazie al monoblocco allora è evidente che in realtà non si vuole dare all’ospedale, all’Università, alla città un ospedale e una sanità credibili. Abbiamo diritto al meglio per la nostra storia e pure per le imposte che da decenni paghiamo.
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