Quando il falò era roba da “monelli”

Una banda di piccoli vandali che buttava nel fuoco tutto quel che trovava: ecco cos'erano, secondo le cronache di centinaia di anni fa, i "monelli della Motta", che ora sono una istituzione di Varese

Quella del falò di Sant’Antonio non è una tradizione istituzionale, che coinvolge da sempre le autorità. E’ al contrario, innanzitutto una tradizione di monellerie: da centinaia d’anni la tradizione del falò è legata a furti di ragazzi, e da pire che facevano arrabbiare i "grandi". Per prepararci al momento del grande falò, che quest’anno sarà giovedì 16, facciamo un po’ di "ripasso di storia".

QUANDO IL FALO’ ERA FATTO DI LEGNA RUBATA

Ne parlava già Giovanni Antonio Adamollo, nel 1619: i monelli della contrada avevano contribuito, a mani nude, a scalzare pietre dalla Motta per portarle, su carretti, fino a San Vittore (allora in costruzione). Trecento anni dopo, il 17 gennaio 1914, un cronista assai critico nei confronti dei ragazzi della Motta racconta quanto avvenuto la sera prima: «E’ abitudine di ragazzi di andare a raccogliere tutto il legname usato che capita loro sottomano per portarlo sulla piazza ad alimentare il falò, attorno al quale anche ieri sera abbiamo visto una folla di sfaccendati che si divertivano ad osservare l’opera vandalica del fuoco. Perchè qui non è costume, in altri paesi in uso, di portare ciascuno un ceppo del proprio focolare per alimentare il falò: qui invece è l’opera vandalica dei ragazzi che provvede al combustibile. Essi si danno attorno a raccattare legna, là dove la possono trovare a portata di mano; e quando, come avviene di solito, non la trovano, vanno a rubare nelle case gli attrezzi fuori uso, le scale, gli usci rotti, le sedie sgangherate, i tavoli senza gambe, e li portano al fuoco…».

Anche nei primi anni quaranta, quando le sanzioni avevano impoverito l’Italia, la legna era uno strumento primario di riscaldamento, e quindi non poteva venire "sprecata" per un normale falò. Ma i Monelli non esitavano, per continuare la tradizione, a rubare quella legna preziosa, nelle maniere più impensate. Le cronache narrano di una signora che, affacciandosi alla sua finestra al pian terreno di una casa di via Carrobbio per chiudere le imposte all’imbrunire, si trovava con solo un’anta della persiana, mentre l’altra prendeva la strada della pira. E di un contadino che spingeva una carriola di legno piena di terra, giù dalla montagnetta di villa Mirabello. Il tempo di fermarsi a salutare una persona, e zac! la carriola finiva nel fuoco.

Ma il culmine del rischio, e del divertimento, dei Monelli fu quando decisero di rubare la porta della latrina dell’osteria che era in via Vetera. Visti, scoperti ed inseguiti dalla proprietaria si diedero alla fuga attraverso le vie del centro, riuscendo a buttare la porta nel fuoco. Furono poi portati alla stazione dei carabinieri (allora in via Luini), ma riuscirono a coprirsi a vicenda durante l’interrogatorio. Il maresciallo, disperato dall’omertà del gruppo, non trovò soluzione migliore che buttarli fuori, con un calcio nel sedere.

UN FALO’ DI PALLET E PINI DI NATALE

Oggi come allora altri ragazzi, orgogliosi pronipoti di quei monelli, si fanno carico di ripetere la tradizione, sotto gli occhi di chi, come Angelo Monti, presidente onorario, è stato "monello" per tutta la vita. I tempi, fortunatamente, hanno addolcito la visione del cronista. Se allora «il falò ardeva abbruciando attrezzi che venivano portati un po’ da tutte le parti, senza il permesso dei loro proprietari, e nessun vigile ha pensato di comparire per frenare un po’ lo zelo eccessivo dei piccoli vandali», oggi la catasta è fatta per lo più da bancali, ma anche da mobili vecchi portati dai varesini, e ha come puntale i pinetti natalizi ormai rinsecchiti. 

Non è un caso che, da qualche anno, il "maestro fuochista" sia un giovane ingegnere, figlio di monelli, il cui compito fondamentale è la costruzione di una pira strutturata di bancali, mobili e legname in grado di bruciare alla perfezione. Una bella evoluzione, rispetto al 1914! Coadiuvati da un team di ingegneri, geometri, semplici manovali, i Monelli cominceranno a costruire giovedì mattina. Il frutto della loro fatica sarà cenere entro l’una di notte. Nel frattempo altri monelli si occuperanno della cucina, preparando salamelle da metà mattina fino a notte fonda.

DA "VANDALI" AD ISTITUZIONE

Attualmente, i Monelli sono un gruppo organizzato che sovraintende a tutte le fasi della festa: dalla raccolta della legna allo stand gastronomico dove vengono cucinate le famose salamelle, e quest’anno anche i famigerati pesìtt, alla benedizione degli animali ed al lancio dei palloncini, è tutto frutto del lavoro (è il caso di dirlo, visto che molti di loro prendono uno o due giorni di ferie ogni anno per la sagra) dei ragazzi di contrada.

Il più anziano ha più di ottant’anni, la più giovane…è appena nata. Ci sono alcune famiglie, con due o tre generazioni, e gli "anziani", in ossequio ad un sano criterio di ricambio generazionale, lasciano spazio (e fatica) ai più giovani. 

E, se una volta si poteva dire che:  «un signore rincasando, ha sorpreso quattro ragazzi in casa sua che gli rubavano della legna» e «su questo fatto noi abbiamo già richiamato l’attenzione dell’autorità fin dallo scorso anno, ma si vede che la nostra voce non fu ascoltata» oggi sono proprio le autorità (in testa Sindaco e Prevosto, in rappresentanza del potere temporale e religioso) ad accendere, e ad essere i primi fan, di questa magnifica, secolare tradizione.

Gli articoli sul falò  – Vai al live blog

Il crowdfunding continua!

Aiutaci ad attrezzare lo spazio centrale di Materia, la nuova sede di VareseNews.

Scopri come aderire e far parte di questo sogno

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 14 Gennaio 2014
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.