Uva, ora il processo. Ma la difesa contrattacca
Entro 10 giorni, il pm deve formulare le imputazioni e chiedere l'udienza preliminare del procedimento per la morte di giuseppe Uva. Polemica sulle perizie
Dieci giorni di tempo per chiedere le imputazioni al gup, e avviare il processo contro 2 carabinieri e 6 poliziotti. Questo, è il compito che il gip Battarino ha dato alla procura con la sua ordinanza. Non resta che attendere. Il caso Uva è stato riaperto dal giudice che, con la sua decisione, ha ribaltato le argomentazioni dei pm Abate e Arduini, i quali chiedevano l’archiviazione per tutti.
Durante l’audienza di martedì tuttavia c’è stato spazio anche per l’avvocato Luca Marsico, che rappresenta tutti gli imputati. Il legale ha sollevato una questione finora trascurata: nel processo contro il primo medico accusato della morte di Uva, il collegio dei periti nominati dal tribunale era composto da due consulenti (sui tre complessivi) che avevano già svolto consulenze di parte per l’avvocato Fabio Anselmo (ora legale di Lucia Uva) nel caso Aldrovandi. Secondo Marsico il tribunale era ignaro di questa circostanza che però potrebbe essere utilizzata in futuro, paventando un conflitto di interessi nello stendere una perizia che determinò una conclusione finora decisiva, e cioè che i medici erano innocenti.
Comunque sia, è interessante leggere sia la richiesta di archiviazione dei pm che l’ordinanza del gip. Si tratta di due relazioni e conclusioni finali davvero divergenti. Se i pm bocciano l’ipotesi del pestaggio e persino quella dell’arresto illegale o dell’omissione di soccorso, indicando una scansione della vicenda in cui la vittima non rimane che pochi minuti da solo con gli agenti, il gip invece parla molto nettamente di pestaggio avvenuto in una stanza e traccia un quadro di violenza e soprusi.
E’ una scossa tellurica sulle indagini,
l’ordinanza con cui il gip Battarino (foto) ha ordinato al pm Agostino Abate di formulare, entro dieci giorni, le imputazioni per portare a processo 6 poliziotti e 2 carabinieri, in relazione alla morte di Giuseppe Uva. Un colpo netto, non solo per la richiesta in sé, ma anche per i reati ipotizzati (che andranno accertati davanti a un altro giudice). L’ordinanza infatti afferma che quella notte del 14 giugno 2008 i 2 carabinieri di pattuglia effettuarono un arresto illegale (606 del codice penale), e che i 6 poliziotti arrivati in caserma a sostegno dei colleghi avrebbero potuto liberare Uva e restituirlo alla condizione di libertà. Ma siccome non lo fecero in qualche modo collaborarono allo stesso arresto illegale.Il giudice rileva un abbandono di incapace per non aver affidato Uva alle cure del 118, quando dalle sue urla e dai suoi lamenti era possibile capire che avesse bisogno di soccorso. «Pur a fronte di evidenti necessità di tutela della sua integrità fisica», dice l’ordinanza, poliziotti e carabinieri, quella notte, ritardarono i soccorsi del servizio di emergenza e urgenza del 118, che erano stati attivati da una chiamata di Alberto Biggioggero, amico di Uva, in quel momento ospitato contro la sua volontà in caserma. Gli indagati non solo negarono al telefono che c’era bisogno di un aiuto, ma tolsero il telefono a Biggioggero impedendoglieli di avvisare il padre, i sanitari e un avvocato, e configurando il reato di violenza privata. Le ipotesi di reato si fanno ancora più pesanti quando il gip adombra il sospetto del 608 (abuso di autorità su arrestati) poiché rimane fondata l’ipotesi che Uva sia stato «percosso da uno o più presenti in quella stanza, da ritenersi tutti concorrenti materiali e morali».
Quanto alle originarie accuse di lesioni gravissime, il giudice fa ricomprendere le condotte violente al reato di omicidio preterintenzionale, per il quale ritiene che vadano processati, come sopra, tutti e 8 gli uomini delle forze dell’ordine. Il gip Giuseppe Battarino, con la sua ordinanza, si è schierato frontalmente contro le opinioni della procura, che in aula era rappresentata dal pm Agostino Abate. Il pm aveva chiesto l’archiviazione per tutti ma il gip lo ha in pratica accusato di aver svolto finora «indagini carenti». Non solo, ma anche di avere effettuato interrogatori insufficienti o «apodittici» . In particolare il gip critica l’interrogatorio che il pm, a novembre, ha svolto nei confronti del teste Alberto Biggioggero, presente quella notte in caserma. Sottoposto, a suo giudizio, «a domande e risposte conostilità e frammentarietà», con il risultato che «un testimone di fondamentale importanza, che avrebbe potuto rendere dichiarazioni utili alle indagini suppletive è stato ridotto a un relitto improduttivo».
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