Tentato stupro a Biumo, ma lui e lei sono scomparsi

Il processo si è celebrato a banchi vuoti, erano entrambi clandestini e si sono allontanati dall'Italia. L'uomo è stato condannato

Festa polizia i mezzi

L’uomo si calò i pantaloni e cercò di farsi toccare nella parti intime: lei si ritrasse, arrivò un’auto che li illuminò coi fari, venne chiamata la polizia, furono sentiti i testimoni, poi tutti scomparvero. E così questo processo è stato celebrato solo con le testimonianze di chi quella sera giunse per caso, o per dovere, a scoprire la tentata violenza sessuale, ma senza i protagonisti: vittima e aggressore.

Nelle pieghe della città, di storie limite se ne incontrano tante, ma questa è più che altro una vicenda anonima; un brandello di vita, drammatico, di due persone che, per i casi della vita, sono scomparse nel nulla. Il processo fantasma, come lo ha definito l’avvocato della difesa, Gianmarco Beraldo, si è celebrato oggi e il tribunale di Varese ha emesso la sentenza finale. Un anno e 6 mesi di pena con la condizionale per l’aggressore: un 39enne albanese che una notte d’estate del 2006 uscì con una ragazza ucraina per fare una passeggiata verso Villa Ponti, ma che una volta arrivato a una strada con meno illuminazione bloccò la donna, si calò i pantaloni e cercò di costringerla a toccargli le parti intime.

L’uomo diceva di chiamarsi Deda Mond, ma questo non sarebbe nemmeno il suo vero nome. Oggi è probabilmente in Grecia, in quanto espulso dall’Italia già un prima volta nel 2004. Sia i testimoni che un ispettore della questura hanno confermato che l’uomo si era slacciato i pantaloni e che la donna voleva sfuggire alla sua presa. Lei disse subito agli ignari automobilisti che incapparono nella drammatica scena che Deda Mond, detto Mondi, non era il suo fidanzato. Aveva le braccia piene di lividi e fu portata in ospedale. Ma dopo aver testimoniato scomparve nel nulla, sottoposta tra l’altro ad espulsione.

Le udienze si sono sempre celebrate con i banchi vuoti. Il Pm Massimo Politi ha chiesto la condanna per la tentata violenza, e il tribunale gli ha dato ragione.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 27 Maggio 2015
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