2 Giugno, l’inno d’Italia risuona in piazza Repubblica
La cerimonia per la Festa della Repubblica in piazza con la fanfara dei carabinieri, le autorità e qualche cittadino incuriosito
L’inno d’Italia suonato dalla Fanfara dei carabinieri, l’alzabandiera, il silenzio, l’onore ai Caduti. Una piazza Repubblica gremita di autorità ha celebrato la 69esima Festa della Repubblica italiana. Sindaci, assessori comunali, provinciali e regionali, questore, prefetto, carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco, alpini, bersaglieri, reduci: c’erano tutti in questo 2 giugno cui il bel tempo ha concesso una mattinata serena, accompagnata dall’inno nazionale e dal ricordo dei caduti.
Dopo la cerimonia in piazza Repubblica il trasferimento nell’aula magna dell’Università dell’Insubria, dove il professor Antonio Maria Orecchia ha parlato de «L’Italia dalla liberazione alla Repubblica» e a seguire la cerimonia dedicata ai benemeriti della Repubblica.
Insigniti delle onorificenze al merito sono stati Daniele Romiti, ingegnere aerospaziale, manager di alto profilo e attento alla comunità dove vive; Vittorio Lazzarotto, ufficiale dell’esercito italiano nella Seconda Guerra Mondiale, già insignito di due Croci al Merito di Guerra ed il Diploma d’Onore di Combattente per la Libertà; Mariano Tadiello, elettricista e installatore elettromeccanico, distintosi per il suo impegno sociale; Emanuela Tamborini, dipendente della Ragioneria Territoriale dello Stato di Varese, molto attiva nel contesto sociale del suo territorio.
Sono poi state consegnate le Medaglie d’Onore ai deportati ed internati nei lager nazisti, simbolico risarcimento morale che lo Stato Italiano con legge del 2006 ha inteso attribuire ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra ed ai familiari dei deceduti.
Nell’ultima sessione di conferimento di tale onorificenza, sono stati individuati in provincia di Varese 3 destinatari, non più tra noi, per i quali la medaglia è stata consegnata ai familiari.
Sono Ambrogio Borsani, nato a Uboldo nel 1907, militare in servizio, deportato in Germania l’8 settembre 1943 presso un campo di concentramento, ove purtroppo perse la vita;
Antonio Croci, nato a Ispra nel 1915, ufficiale in servizio sul fronte Iugoslavo, dopo l’8 settembre 1943 i suoi principi e liberali lo indussero ad entrare a far parte della Divisione Partigiana Garibaldi. Combattè i nazifascisti fino al 31 marzo 1944 quanto, catturato dagli Ustascia fu deportato in Germania ed internato nel campo di concentramento di Wietzendorf ove fu condannato a morte. Evitò l’esecuzione perché malato di tifo. La sorte con Antonio Croci fu più benevola che con il sig. Borsani che abbiamo prima ricordato, perché riuscì a sopravvivere fino all’8 maggio 1945 quando fu liberato dagli americani;
Giuliano Nicolini, nato a Stresa nel 1913, perito agrario enotecnico, nel 1942 fu inviato come Tenente di Fanteria nei Balcani ove venne promosso sul campo al grado di Capitano. Dopo l’8 settembre 1943 si rifiutò di collaborare con i tedeschi e venne conseguentemente deportato in Germania. Percorse la via crucis dell’internamento in vari campi di concentramento fino ad arrivare a Wietzendorf. Con gesto di solidarietà umana ed eroismo nel 1944 si offrì volontario insieme ad altri internati per sottrarre alcuni compagni dalla fucilazione. Indispettiti da tale gesto gli aguzzini del campo sostituirono la fucilazione con vessazioni e torture. Giuliano Nicolini venne bastonato a morte da un sorvegliante ucraino tre giorni prima della liberazione del campo, il 9 aprile 1945.
Le cerimonia si è conclusa in piazza Monte Grappa per un concerto della Fanfara del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia.
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