Anche per il tacchino farcito valgono le regole del giornalismo
Anna Prandoni e Francesca Romana Mezzadri nel loro workshop hanno invitato a riflettere su competenze e responsabilità di chi si occupa di giornalismo gastronomico
Scrivere ricette vi sembra un facile esercizio di stile, una cosa banale che tutti possono fare? Sbagliato. “Le regole del giornalista che scrive di cucina, ricette comprese, sono le stesse di chi si occupa di cronaca: controllo delle fonti, verifica delle notizie, esposizione chiara e corretta. Le regole sono sempre queste”.
A spiegarlo, ieri pomeriggio, due vere esperte del settore, Anna Prandoni, già direttore di Cucina Italiana, la più importante rivista del settore, e Francesca Romana Mezzadri, giornalista freelance, nel workshop “Scrivere di cibo: il giornalismo applicato alle ricette”, che si è svolto nella Sala Bazzaro di Ubi Banca.
“Scrivere una ricetta, è come fare la cronaca di un fatto che sta avvenendo sotto i nostri occhi, e come per una cronaca servono verifiche e verità – ha detto Francesca Romana Mezzadri, giornalista specializzata che ha lavorato nelle più importanti riviste del settore – Io posso scrivere la ricetta del tacchino farcito per Natale senza dire la verità, ad esempio raccontandovi che potete prepararlo in un’ora e senza fatica, ma quella non è la verità e il vostro tacchino sicuramente non sarà molto buono. Correttezza e professionalità sono indispensabili in questo settore perché si parla di nutrimento, salute, qualità della vita, cose che incidono ogni giorno nella nostra esistenza”.
Anche l’etica e l’obiettività sono valori imprescindibili in questo particolare settore, dove le pressioni di sponsor, produttori e operatori della ristorazione sono molto forti. “Se si iniziano ad accettare i molti doni, assaggi, inviti a pranzi e cene che fioccano nel nostro settore poi bisogna essere molto forte per non farsi influenzare nelle proprie recensioni – ha detto Francesca Romana Mezzadri – Io la mia regola l’ho trovata: non faccio recensioni”.
C’è poi un dato su cui non ci si ferma spesso a riflettere, le conoscenze specifiche che un buon giornalista gastronomico deve avere: “Quello gastronomico è un giornalismo tecnico – ha detto Anna Prandoni – e quindi servono competenze tecniche per capire le scelte dello chef, determinati procedimenti, la natura stessa degli ingredienti e delle lavorazioni”.
Il workshop si è chiuso con una riflessione che meriterebbe uno o più incontri a parte, la responsabilità etica di chi scrive di cibo. “Viviamo in un’epoca in cui gli allarmi legati al cibo sono ricorrenti – hanno spiegato le due giornaliste – L’ultimo, quello legato all’allarme dell’Oms sulle carni rosse è emblematico per l’eco sui media e gli effetti sull’opinione pubblica. Ma proprio perchè parliamo di qualcosa di così importante come il nutrimento bisogna essere sempre attenti, prudenti e non bisogna fare allarmismo. Segnalare un pericolo è giusto ma va sempre spiegato con la massima correttezza”.
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