Kangur e Varese, è fatta. I pro e i contro della scelta biancorossa
La Openjobmetis ha firmato il lungo estone, già qui per tre stagioni. Scelta giusta o azzardo? Shepherd firma a Pesaro
Per la quarta stagione, Kristjan Kangur vestirà la maglia della Pallacanestro Varese. La notizia era già nell’aria da qualche giorno e ora è divenuta ufficiale, tanto che il 33enne estone scenderà in campo fin da domenica prossima a Venezia agli ordini di Paolo Moretti, l’uomo che ha insistito con la società per avere alle sue dipendenze il lungo di origini baltiche.
Quattro stagioni, non consecutive, rappresentano ormai un’eccezione in un mondo del basket dove le porte girevoli sono all’ordine del giorno, a Varese come su ogni altro parquet. E a tal proposito, con l’arrivo di Kangur, ci sono anche le partenze di Shepherd (ormai da tempo fuori squadra: andrà a Pesaro) e di Thompson che dovrebbe giocare nella seconda divisione francese. Sull’ingaggio del giocatore estone in queste ore si è acceso il dibattito, perché con questo acquisto la Openjobmetis arriva a 15 tesseramenti in stagione su 16 disponibili: lo spazio futuro per cambiare la squadra è dunque risicatissimo e quindi la scelta è di quelle che possono dividere. Vediamo quindi i pro e i contro dell’arrivo di Kristjan e un po’ di storia su di lui a Varese.
KANGUR: PERCHÈ SI’ – Se Paolo Moretti lo ha voluto, la società ha fatto bene ad acquistarlo, considerando il fatto che è opinione comune (e noi siamo d’accordo) che l’allenatore toscano è il vero “asso” di questa squadra. Kangur porta con sé un ampio bagaglio di esperienza, può giocare anche da pivot in difesa, ha buona mano dagli angoli e da 3 punti. E poi è un combattente, pur senza mai cambiare espressione (ricordate la rissa in amichevole con Cittadini?), e ha l’autorevolezza per essere un pretoriano dello spogliatoio.
KANGUR: PERCHÈ NO – 33 anni compiuti (il 23 ottobre), parabola discendente della carriera e soprattutto quella schiena che lo scorso anno crollò sotto la fatica con Reggio Emilia. In una squadra che ha quasi esaurito i tesseramenti, il suo acquisto può essere un azzardo visto il passato “clinico” di Kristjan (e il fatto che lui non si risparmi mai è paradossalmente uno “svantaggio”). E poi: cosa se ne fa Moretti di un’altra ala forte, ruolo dove Varese ha già il giocatore più continuo (Faye) e dove può giostrare due italiani su cui si è investito come Campani e Molinaro? E come si troverà con gli esterni americani che, a prima vista, paiono di un altro pianeta tattico e comportamentale rispetto al veterano venuto dal Baltico?
KANGUR IN ITALIA
BOLOGNA E POI VARESE – Portato in Italia dalla Virtus Bologna per giocare i playoff del 2010, proveniente da Villeurbanne e con già una discreta esperienza a livello professionistico. L’Italia diventa la sua casa grazie a Varese che lo ingaggia l’estate successiva e lo mette a disposizione di Recalcati: nel 2011 la Cimberio (di Slay, Stipcevic, Goss e Galanda) arriva ai playoff ma viene eliminata 3-0 da Cantù con il famoso sfondamento di Tabu in gara2 sanzionato come fallo di Slay a decidere la partita e in parte la serie. Kangur fa molto bene: 9,9 punti e 5.4 rimbalzi (in una squadra ricca di attaccanti) che valgono l’interessamento di Siena, la squadra allora dominante. La Montepaschi quindi acquista il cartellino dell’estone ma concorda nel lasciarlo in prestito a Varese per la stagione successiva: la squadra è simile a quella precedente, con Recalcati in panca e Goss che torna a stagione in corso per affiancare Stipcevic e Rannikko. Kangur fa ancora meglio dell’anno prima a livello di numeri: 10,9 punti e 5,2 rimbalzi. La Cimberio passa mesi difficili ma poi sboccia e va ai playoff dove nella serie con Siena strappa un successo e chiude sul 3-1 i quarti di finale.
GLI SCUDETTI A SIENA E MILANO – Questa volta il passaggio ai toscani si concretizza: Kangur veste il biancoverde proprio nell’anno in cui Varese rivoluziona la squadra con l’arrivo di Vitucci e sfiora il titolo. Scudetto che va proprio a Siena (7,4 punti, 3,7 rimbalzi) con il ben noto contorno di polemiche e rabbia; Kangur fa il professionista a tutto tondo e qualcuno a Varese storce il naso nel vedere una certa determinazione (talvolta eccessiva) in qualche scontro con i giocatori biancorossi. È il basket, bellezza, tant’ è vero che dodici mesi dopo Kristjan vince il secondo scudetto italiano proprio contro Siena, visto che nel frattempo è passato a Milano con coach Bechi. All’Olimpia Kangur gioca meno (solo 8,3 minuti in Serie A) e per la prima volta fa lo specialista. A fine stagione si sottopone a un intervento per ridurre un’ernia.
IL RITORNO A VARESE – Non è senza sorpresa che nell’estate 2014 su Kangur torni Varese. La nuova Openjobmetis viene affidata a Pozzecco che per la sua squadra vuole un certo tasso di esperienza: sono disponibili Diawara e Kangur che hanno già giocato insieme con Recalcati, e la dirigenza prende entrambi (ci sarà anche un litigio tra i due in spogliatoio, avanti nella stagione, poi ricomposto). La partenza è eccellente ma alla terza partita Varese perde dopo tre supplementari contro Reggio Emilia, Kangur deve restare in campo 53′ e la sua schiena fa di nuovo crac. L’estone, che è uno degli architravi della squadra, deve operarsi e perde una lunga serie di partite: rientra nel ritorno, dà un discreto contributo alla banda-Caja ma non è quello dell’inizio (una sola volta in doppia cifra, con Brindisi). L’estate scorsa l’estone si allena con la nazionale, gioca gli Europei e poi trova un contratto a gettone al Baskonia con cui scende in campo in sei gare di Eurolega. E poi è di nuovo Varese.
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