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“Il mercato detta legge e Varese perde un pezzo di storia”
Massimo Bruno rivive i fasti della "Casa del Disco" negli anni '80 e '90. Un periodo d'oro dove il negozio era uno dei 5 punti di riferimento in Italia. Poi è arrivata la crisi dovuta non solo a internet
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«È una notizia che mette tristezza. Chiude un negozio, un negozio di musica. Ma si chiude anche un pezzo della mia vita».
Massimo Bruno, titolare del Record Runners di via Albuzzi, è stato uno dei fautori del successo della Casa del Disco: « Ho lavorato dal 1980 al 1999. Un periodo bellissimo e fortunato perchè Varese era una piazza molto stimolante ed effervescente ma anche perchè la Cultura della musica era profondamente diversa».
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Oggi Massimo Bruno gestisce un negozio di nicchia, sempre musica, ma con proposte particolari e molto vinile : « Negli anni ’80 e ’90, la Casa del Disco era uno dei 5 negozi più importanti in Italia. Eravamo al vertice insieme a Carù di Gallarate e altri tre esercenti di Firenze, Bologna e Roma. Eravamo i cuori pulsanti della musica. Spedivamo centinaia di pacchi ogni settimana in tutt’Italia: non avevamo internet ma le notizie si diffondevano attraverso giornali altamente specializzati che oggi non ci sono più. Io viaggiavo tanto per incontrare produttori e importavo proposte e generi diversi. Se un disco non decollava entro sei mesi veniva venduto in offerta: così abbiamo avvicinato moltissime persone ad autori sconosciuti».
La crisi delle vendite in negozio, quindi, non è legata solo all’avvento di internet e del mercato ma anche a logiche differenti delle case discografiche: « Anche le radio trasmettono solo ciò che le case propongono. Per ascoltare generi alternativi occorre attendere i programmi notturni. Questo è stato ed è un grosso limite dato che non si riesce più a intercettare altra offerta. Ho avuto la fortuna di lavorare in un ventennio glorioso ed effervescente. Poi sono iniziate le difficoltà, il contesto si è modificato, stare sul mercato non era più tanto semplice. Chi è venuto dopo di noi ha fatto scelte che io non condividevo ma che erano obbligate dal mercato . Peccato che sia finita: posso capire quanti problemi abbiamo dovuto affrontare in un settore così complicato».
![record runners](https://staging.varesenews.it/photogallery_new/images/2016/01/record-runners-503759.610x431.jpg)
Per la città di Varese, Massimo Bruno torna a essere l’unico punto di riferimento in campo musicale: « Non credo che i miei clienti aumenteranno perché le mie proposte rimangono comunque di nicchia. Sto, però, registrando un aumento di giovani che vogliono riscoprire il vinile. Un mondo a loro sconosciuto perché richiede impianti “hifi” che non immaginano nemmeno: quando sentono un disco con il giradischi rimangono stupiti dal suono. Certo, l’aumento delle vendite di vinile ha registrato un’impennata del 30% ma parliamo di numeri marginali, che rappresentano il 5% del mercato globale».
Varese perde la Casa del Disco ma anche un pezzo della sua storia.
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Facevo decine di km per andarci negli anni 80-90 quando era l’unico ad avere i film su LaserDisc (il precursore del DVD). Per non parlare dei dischi, acquistati a vagonate.
Ora purtroppo c’è un consumo molto “fluido” della musica anche perché comunque la qualità di quello che viene ascoltato è prossimo alla immondizia (prendo X-Factor come esempio).
Solamente verso i 30 anni (a meno che non si abbiano dei genitori già appassionati) ci si avvicina a formati più particolari come il vinile e a gruppi sconosciuti ai più.
Questo è il sintomo di maturazione e di innalzamento della propria esperienza musicale alla ricerca di una qualità maggiore (i formati compressi standard fanno qualitativamente schifo).
Il vinile inoltre introduce una fisicità appagante nell’ascolto musicale che ormai con i formati digitali si è persa. Il dover estrarre il disco, maneggiarlo e collocarlo sul piatto sinceramente avvicina maggiormente all’artista. Per non dire dei spettacolari booklet che solo il vinile con il suo formato extra-large può regalarci.
Che dire se non grazie Casa del Disco….