La missione New Horizons e i misteri di Plutone
Oltre l'orbita di Nettuno: serata divulgativa della Società astronomica Schiaparelli al Salone Estense venerdì 22 aprile
Il 27 agosto 1962 partiva, insieme alla sonda americana Mariner 2, l’esplorazione del nostro Sistema Solare, che avrebbe svelato, nel corso di decine d’anni, i veri volti dei pianeti che da sempre l’uomo vedeva transitare nel cielo notturno.
Il 14 Luglio 2015 si è aperta una nuova era per l’esplorazione dello spazio: la sonda NASA New Horizons, arrivando nei pressi di Plutone, ha portato l’occhio dell’uomo fin nelle zone più remote del Sistema Solare, oltre l’orbita di Nettuno, quelle zone oscure e fredde abitate dai cosiddetti “pianeti nani”.
Ecco perché non è un caso che questa sonda sia stata chiamata “New Horizons” (nuovi orizzonti) perché la sua missione è principalmente di svelare i segreti di Plutone e del suo compagno, Caronte.
Costruita a tempo di record, in poco più di 4 anni, e lanciata il 19 Gennaio del 2006, questa sonda il 14 Luglio 2015 ha raccolto le prime immagini in HD di Plutone, Caronte e le altre quattro piccole lune. Dati che sveleranno per la prima volta all’umanità la superficie, la geologia e l’atmosfera di questi mondi così lontani.
I dati e le foto non sono ancora tutte disponibili a causa del lento download (1000 bit/sec) ma quanto già fruibile impressiona per la ricchezza dei particolari che ci rimandano la “vera” faccia di Plutone, che fino al 2006 è stato considerato in tutto e per tutto un pianeta. Plutone fu scoperto nel 1930 da un giovane appassionato di astronomia statunitense, Clyde Tombaugh, che aveva ricevuto l’incarico dal direttore e fondatore dell’Osservatorio di Flagstaff (Arizona), l’eclettico milionario Percivall Lowell, di osservare quelle zone lontane del Sistema Solare alla ricerca di un eventuale nono pianeta.
Dopo soli sei mesi di osservazione, il 18 febbraio 1930, Tombaugh individuò il piccolo Plutone, che, per le conoscenze dell’epoca, non poteva che essere definito un pianeta. Fu indetto un concorso internazionale tra gli studenti, per decidere come chiamare la nuova scoperta. Vinse una bambina inglese di 11 anni, Venetia Burney, che propose di dare a quel lontano, oscuro pianeta, lo stesso nome del dio latino degli inferi.
Il nome cascava a pennello, anche perché cominciava con “PL”, le iniziali di Percival Lowell. Dobbiamo correre fino ai nostri tempi, quando, con l’ausilio di grandi telescopi, gli astronomi si sono resi conto che attorno a Plutone c’erano molti altri oggetti ad esso simili: queste scoperte, unite alla consapevolezza della particolarità della sua orbita, hanno fatto decidere all’assemblea dell’Unione Astronomica Internazionale, riunitasi a Praga nel 2006, di estromettere Plutone dalla lista dei pianeti.
Pur declassato, Plutone non ha smesso di incuriosire, ed un’ottima occasione per conoscerlo meglio, alla luce delle nuove scoperte, è la conferenza organizzata dalla Società Astronomica “G.V.Schiaparelli” (che gestisce l’omonimo Osservatorio sul monte Campo dei Fiori nonché il Centro Geofisico Prealpino) che si terrà venerdì 22 aprile, alle ore 21, presso il Salone Estense del Comune di Varese, in via Sacco 5.
Fabrizio Toia, fisico e divulgatore scientifico, presenterà le immagini scattate da New Horizons, approfondendo tutte le ultime scoperte.
La serata è gratuita e aperta a tutti. Per maggiori informazioni: www.astrogeo.va.it – 0332 235491.
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