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“L’ospedale mortificato dalle lobby”
Angelo Ferrarello, ex dipendente e delegato sindacale dell'Asst Settelaghi, in pensione da luglio, commenta il caso dei letti contesi tra i medici
![Emergenza pronto soccorso gennaio 2015](https://staging.varesenews.it/photogallery_new/images/2016/01/emergenza-pronto-soccorso-gennaio-2015-505018.610x431.jpg)
Un’azienda mortificata da questa o quella lobby. Angelo Ferrarello, dipendente dell’Asst Settelaghi fino al luglio scorso, e ora pensionato, nonché delegato sindacale Cgil degli infermieri, non si sorprende davanti al caso della disputa dei letti tra medici: «l’episodio emerso è molto grave – scrive Angelo Ferrarello sul gruppo Facebook sorto in difesa dell’ospedale di Cuasso – Che ci sia un conflitto tra i diversi poteri presenti in ospedale è vecchia storia, così come che siano da scalfire certi comportamenti. È noto che il tutto blocca un reale sviluppo delle unità operative e la loro essenziale sinergia professionale favorendo una sfera di privilegi dentro e fuori l’ospedale».
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Una situazione ciclica che si ripresenta ogni volta che l’azienda va in sofferenza: « L’estate, con le ferie da assicurare al personale , porta a un ridimensionamento dei letti e dell’attività. C’è chi non accetta la diminuzione e cerca di difendere con i denti i propri pazienti. Quando poi è il pronto soccorso a soffrire, tutta la macchina si dovrebbe bloccare per dare precedenza a questi ricoveri: c’è chi è più propenso e chi meno a interromperli. I margini di intervento per risolvere i problemi sono nulli perché i protagonisti di queste vicende sono forti. Il problema vero è che il posizionamento in questa o quella parte politica e lobbistica condiziona tutto. L’azienda pubblica in questo modo viene mortificata, non può funzionare come azienda e non garantisce la funzione pubblica. Secondo me il problema si risolve solo se si elimina il profitto nella sanità. Mi dicono, però, che queste sono le idee di un comunista. Sarà. Intanto si fa sempre più fatica a trovare i medici disposti ad andare nei piccoli presidi che rischiano la chiusura. Andrebbe cambiato l’intero sistema ma non mi sembra che ce ne sia la volontà»
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