“Comunque vada il referendum l’Anpi ci sarà”
L'Associazione varesina è stata la prima in Italia ad organizzare un confronto tra le ragioni del sì e quelle del no
«Comunque vada il referendum sulle riforme costituzionali, l’Anpi ci sarà». La battuta di Ester De Tomasi, presidente dell’Anpi provinciale (nella foto accanto all’avvocato Riccardo Conte) sgombera il campo da ogni polemica sullo schieramento dell’associazione per il No. Lo stesso Carlo Smuraglia, presidente nazionale, ha affermato l’importanza di lasciare libertà di coscienza agli associati durante la consultazione referendaria.
C’è un altro motivo di grande soddisfazione per Ester De Tomasi: l’Anpi varesina è stata la prima in Italia ad organizzare un confronto tra le ragioni del sì e quelle del no, appuntamento molto sentito considerato il grande pubblico presente nella area feste del Pd. A confrontarsi l’avvocato e socio Anpi Riccardo Conte e Giuseppe Adamoli, esponente del Pd e presidente provinciale del comitato per il “Sì”. Tra il pubblico presente la deputata del Pd Maria Chiara Gadda, molti amministratori locali, tra cui il sindaco di Varese Davide Galimberti, Franco Martino sindaco di Daverio, Alberto Tognola consigliere provinciale con delega alla cultura.
Adamoli e Conte hanno dato vita a un bel confronto, dove sorprendentemente i punti in comune erano più numerosi delle differenze. Conte, che ha precisato di non essere un costituzionalista ma un giurista, ha ripercorso i punti delle riforme previste dal disegno di legge Boschi-Renzi ribadendo che: «Non esistono leggi tutte buone o tutte cattive. Ma di sicuro non c’è norma che non sia frutto di una lotta di classe».
Ma se per Conte il bicameralismo perfetto non è certamente il problema da risolvere in quanto l’effetto navetta è residuale rispetto all’attività legislativa nel suo complesso e alle garanzie offerte dalla doppia lettura, per Adamoli (foto sopra) quello è invece il vero nodo da sciogliere perché la domanda dei cittadini elettori riguarda l’efficienza e l’efficacia delle istituzioni oggi non sempre in grado di mettere in campo politiche pubbliche adeguate a un Paese moderno. Una questione che si trascina da anni e giunta oggi a maturazione con la crisi economica e la pressione sempre più forte esercitata dall’Unione Europea. «Il nuovo Senato delinea un modello di rappresentanza con al centro delle istituzioni locali, l’unica ragione che oggi possa giustificare la presenza di due camere. Ed è una soluzione coerente col ridisegno dei rapporti fra stato e regioni. Ne aveva già parlato negli anni Settanta Enrico Berlinguer e ancora prima Alcide De Gasperi. Una cosa è certa: questa riforma non intacca i principi supremi della carta costituzionale» ha sottolineato il presidente del comitato provinciale per il “sì”.
Nel dibattito, molto articolato, è emersa a più riprese una forte preoccupazione nei confronti dei cosiddetti poteri forti (da «J.P. Morgan» alla «P2 di Liucio Gelli», fino al club Bildeberg). E nonostante l’evidente paura per un passato, in buona parte già affidato ai libri di storia, sono stati i giovani intervenuti a ribadire che una nuova utopia esiste: la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.
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