
Il Premio Chiara è “sghembo” e più forte che mai
Presentato a Villa Recalcati il programma dell'edizione 2016. Oltre trenta incontri e nomi importanti nel panorama culturale italiano, tra cui: Lina Wertmuller, Roberto Vecchioni, Oliviero Toscani, Simona Vinci e Gualtiero Marchesi

A Romano Oldrini, presidente dell’associazione Amici di Piero Chiara, la parola “sghembo” piace, soprattutto se associata all’amore. A Bambi Lazzati, direttrice artistica del Premio Chiara- Festival del racconto, invece non convince. La parola usata più volte nella conferenza stampa di presentazione del programma del premio non è stata scelta a caso da Oldrini perché compare in una frase sulla seconda di copertina del libro di Valeria Parrella, “Troppa importanza all’amore” (Einaudi).

Scrive la finalista del Chiara: «Credo che il racconto sappia parlare di amore così come l’amore è: incompleto e sghembo». Oldrini, che ha una passione quasi adolescenziale per la poesia, ha subito colto la forza evocatrice di quella parola, soprattutto se riferita alla scrittura e al premio letterario che organizza insieme all’instancabile Bambi.
Che il Premio Chiara sia un po’ “sghembo” è fuori di dubbio. E forse, questo suo essere così poco lineare e da qualche anno con pochissime certezze dal punto di vista finanziario, ha rappresentato la sua vera fortuna, il suo “sghimbescio” punto di forza, altrimenti non si spiegherebbe l’ennesimo programma di ottimo livello presentato per l’edizione 2016.
Insieme ai tre finalisti (Antonio Manzini, Valeria Parrella e Giorgio Pressburger), scrittori di grande qualità, scelti tra i 52 libri proposti dalle 41 case editrici partecipanti, Varese e e gli altri comuni che sostengono il premio si preparano ad accogliere la regista Lina Wertmuller (premio Chiara alla carriera), il cantautore Roberto Vecchioni (premio Le parole della musica), Simona Vinci (fresca vincitrice del Premio Campiello), lo chef Gualtiero Marchesi, gli scrittori Giorgio Fontana, Andrea Fazioli, Andrea Kerbaker, le scrittrici Elena Stancanelli e Chiara Valerio, i fotografi Marina Ballo Charmet e Oliviero Toscani. Oltre trenta incontri (dal 22 settembre al 19 novembre) dedicati alla letteratura, al cinema e alla fotografia, con il premio Riccardo Prina. Un programma che coinvolgerà anche i comuni di Azzate, Gallarate, Luino e Tradate, la Comunità montana Valli del Verbano, la Triennale di Milano e la biblioteca cantonale di Lugano nel Canton Ticino.
Bambi Lazzati e Romano Oldrini (foto sopra) saranno pure «incompleti e sghembi», eppure anno dopo anno hanno trovato una quadra economica in grado di sostenere il loro premio, uno dei pochi in Italia dedicati al racconto, in attesa che gli enti pubblici del territorio – eccezion fatta per la Regione Lombardia – ritornino a fare il loro dovere nei confronti della cultura. Attualmente il puzzle economico del premio è costituito da Openjobmetis, Fondazione Aem gruppo a2a, Fondazione comunitaria del Varesotto, Fondazione Ubi per Varese Onlus e Banca popolare di Bergamo, Fondazione Maletti di Mendrisio.
Uno zoccolo duro, fondamentale per garantire la partenza della macchina organizzativa del premio e aiutare la premiata ditta Lazzati-Oldrini a sognare qualcosa di più, come il ritorno all’eremo di Santa Caterina del Sasso sul Lago Maggiore per il suggestivo e tradizionale annuncio di luglio dei tre scrittori finalisti. Sognare, per fortuna, non costa nulla.
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