Galimberti ok, ma ora vuole il Pd
Ha vinto le primarie, ha vinto le elezioni, ha avviato i progetti in comune. Ma per tenere uniti i suoi sta scalando il partito
Ha vinto le primarie, ha vinto le elezioni comunali, prossimo obiettivo? Il congresso del Pd. Perché sempre lì si torna, quando fai parte del centrosinistra. Bello vincere sfidando gli altri partiti, ma per i democratici il congresso interno è un po’ come il primo amore, il campionato nazionale, la culla originaria.
Davide Galimberti (nella foto con la moglie dopo la vittoria delle primarie), sindaco di Varese, non parla mai di politica in pubblico, ma in realtà è un sindaco attento a molti aspetti e la sua corrente interna sta organizzando una vera e propria rivoluzione dentro il Partito Democratico.
Ufficialmente è tutto segreto. D’altra parte, la cifra di questo sindaco, fin dal primo momento, è stata quella della discrezione.
Provate a chiedergli di parlare di questioni di corrente, di strategie interne, e vi dirà laconico: non parlo, alla gente non interessa. Ha ragione, alla gente interessa altro, ma sotto sotto ci sono sempre la politica e la strategia.
La vittoria alle primarie fu, tra le altre cose, la vittoria di una corrente interna del Pd di Varese e di un pacchetto di mischia di collaboratori che fecero l’impresa. La vittoria alle elezioni amministrative ha dato poi a Galimberti una forza enorme dentro il Pd, che egli si è ben giocato. Ha creato una giunta in grande autonomia e ha potuto fare scelte importanti.
Non è sfuggito ai più che abbia anche effettuato nomine alle società partecipate in collaborazione aperta con la Lega Civica, il partito di ex Udc che ha votato per Galimberti al ballottaggio e che ha potuto così mantenere la casella del potere alla Fondazione Molina (fino alla rimozione del cda da parte della Regione).
Proprio su questa alleanza (sempre negata) è entrato in fibrillazione il partito ma Galimberti, va detto, ha seguito con coerenza la sua linea, anche a costo di negare una vera propria discussione politica nel Pd su quella controversa collaborazione.
Il gruppo del sindaco ha imposto i propri tempi e le proprie scelte. I consiglieri comunali non hanno sempre condiviso e si è formata una minoranza interna che da tempo non vota allineata.
E qui viene il punto: il problema politico salterà fuori anche in futuro. Il sindaco probabilmente pensa che per chiudere questa fronda ci sia bisogno di contare di più nel Pd provinciale, ma il discorso va oltre il Molina. Qualche onorevole, diversi sindaci, molti militanti si stanno organizzando per la bisogna e le operazioni sono in corso.
La prossima battaglia del sindaco Galimberti, a conti fatti, si sta già combattendo da qualche mese. Il bersaglio è l’attuale maggioranza nel Pd provinciale, guidato dal renziano Samuele Astuti. Galimberti, in alcuni passaggi amministrativi poco noti ai più, ha negato i voti del comune di Varese alla elezione di Astuti alla Ats Insubria e, di recente, ha anche fatto votare un sindaco di centrodestra pur di non offrire i suoi voti a un sindaco vicino alla segreteria attuale.
L’ostilità è chiara, tanto che anche Lega e Forza Italia l’hanno notato e chiedono insistentemente notizie sullo scontro interno. Un altro passaggio chiave è avvenuto elle elezioni provinciali, in cui il sindaco ha ottenuto che venisse dirottata una parte dei voti di Varese sul sindaco di Lozza Giuseppe Licata (eletto) e sul sindaco di Tradate Laura Cavallotti (non eletta) per avere almeno tre consiglieri che facessero a lui riferimento. Manovra solo in parte riuscita. Morale: Galimberti se la vuole giocare, di politica non vuole parlare, ma la fa eccome.
Per chi ama le geografie interne Galimberti e il suo entourage, come si usa dire oggi, sono legati a doppio filo con l’onorevole Maria Chiara Gadda, a sua volta molto inserita nel “giglio magico” renziano a Roma. Chiamiamoli “neorenziani”, contrapposti ai nativi renziani di Alfieri e Astuti. Ma se poi si declina a livello regionale la partita, il riferimento è il ministro bergamasco Maurizio Martina, leader di una corrente che si chiama “sinistra è cambiamento”.
Se non avete capito, basta riassumere tutto con una frase: c’è una lotta di potere nel Pd.
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