Molina, spunta un altro prestito
Il commissario parla in Regione. Crediti, spese, operazioni finanziarie che hanno reso meno del dovuto. Le carte forse in procura
Spuntano nuove operazioni finanziarie, tra i conti della Fondazione Molina. C’è un secondo prestito obbligazionario (non convertibile) del valore di 500mila euro che la casa di riposo ha concesso, tra il 2015 e il 2016, a una società privata di nome Mata Spa (il primo era per 450mila euro a Rete 55 Evolution).
E’ quanto ha scoperto il commissario regionale Carmine Pallino, nominato dal Presidente Roberto Maroni dopo che l’azienda sanitaria del territorio aveva dichiarato decaduto il precedente cda guidato dal politico dell’Udc-Lega Civica Christian Campiotti (è pendente un ricorso al tar).
L’audizione alla commissione conoscitiva del consiglio regionale, a Milano, si è svolta a porte chiuse, a causa di una diffida dell’avvocato di Christian Campiotti che ritiene una violazione della privacy la seduta con il pubblico.
Ma le informazioni sono state comunque riferite, a fine seduta, dagli stessi consigliere regionali che si sono intrattenuti con i giornalisti per spiegare come stiano le cose. Pallino ha elencato in dieci punti le criticità emerse. E ha spiegato che, quando la ricognizione sarà terminata, si valuterà la trasmissione di tutti gli atti alla procura della repubblica.
INVESTIMENTI E COSTI
Un primo costo importante nasce da una decisione della gestione Campiotti, che aveva prima di tutto dato il benservito al direttore generale, Andrea Segrini, con un incentivo all’esodo di 300mila euro, a cui fu aggiunta una cifra equivalente per ferie non pagate. La decisione di non avvalersi più della figura del dg, dunque, ha avuto quel costo, e il ruolo è stato sostituto dallo stesso Campiotti, che secondo il commissario ha assunto ruoli operativi a seguito di un cambiamento di statuto.
(Alessandro Alfieri Pd, Luca Marsico Fi)
Da quanto si è appreso, seguendo il ragionamento del commissario, non è emerso in ogni caso che Campiotti abbia percepito uno stipendio. Il capitolo degli investimenti è però stato giudicato negativamente dal commissario regionale. I due prestiti, in sostanza, non hanno reso tanto quanto avrebbero fruttato se i soldi del Molina fossero stati lasciati nei conti correnti della Fondazione. Il rendimento bancario è infatti intorno al 3,75% mentre le operazioni finanziarie di Campiotti, giustificate con la necessità di svicolarsi dal rischio bancario (bail in) hanno fruttato intorno al 2,25%. Perché allora sono state effettuate?
“Quello che emerso chiaramente dalle parole del commissario – osserva il consigliere regionale Luca Marsico di Forza Italia – è una stretta vicinanza, in quel periodo, tra i vertici della Fondazione Molina e la televisione Rete 55. A una società del gruppo televisivo, com’è noto, viene concesso il famoso prestito convertibile per 450mila euro, inoltre sono risultate spese per pubblicità fino a 60mila euro, che sono state erogate principalmente alla tv privata”. Sempre in questo ambito il commissario ha citato esplicitamente una fattura, del costo di 8mila euro, che il consigliere regionale leghista Emanuele Monti ha definito ironicamente “un fatto di colore”: con quei soldi, il Molina ha infatti pagato una consulenza a Rete 55 per la redazione del codice etico della Fondazione.
(Emanuele Monti Lega)
Ma c’è anche una terza operazione finanziaria che nessuno conosceva: riguarda una polizza assicurativa sulla vita, sottoscritta con la società assicuratrice Aviva, dalla Fondazione Molina. E’ basata su Christian Campiotti, ma ha però come beneficiaria la Fondazione. Non è chiaro neanche al commissario perché il cda guidato da Campiotti abbia deciso di fare una assicurazione sulla vita di…Campiotti. Restando alle stranezze, la Mata spa è una società che ai più non dice nulla ma vi risulta essere stato socio in passato Luca Galli, il presidente della Fondazione comunitaria del Varesotto (un retroscena che abbiamo raccontato riguarda proprio quell’ambito).
ALTRI PROBLEMI
C’è però qualche altro problema. “La Fondazione ha 900mila euro di crediti non esigibili su 1 milione e 760mila – ha ricordato Emanuele Monti – mi sembra che i dubbi emersi siano tanti e la volontà della Regione Lombardia c’è”. Alessandro Alfieri del Pd sottolinea invece un altro punto, forse il più scottante per il futuro. “Il commissario è molto preoccupato – osserva il segretario regionale del Pd – perché le operazioni finanziarie hanno aperto uno scenario molto difficile. Il tema è capire che cosa possa fare una onlus, se possa effettuare operazioni nel mercato finanziario. La giurisprudenza non è chiara, ma il rischio è che sia uscita dal profilo giuridico della onlus e che dunque possa perdere i benefici fiscali. Stiamo parlando di una cifra importante, 600mila euro all’anno”.
Manca ancora la nomina di un revisore che il sindaco Galimberti non ha effettuato.
Vi sono infine altre spese che sono state giudicate critiche e riguardano la ristrutturazione di mobili antichi, già svalutati, per circa 30mila euro. Da rivedere anche altri costi: quelli del personale un po’ più alti delle media, affidamenti di contratti e altro.
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prestiti, consulenze, stipendi, polizze sulla vita… ma lasciamo perdere per un momento questi aspetti che potrebbero costituire addebiti di responsabilità per il presidente ed il CDA; ciò che deve far paura ai Varesini è quanto osservato a ragione da Alessandro Alfieri, ovvero che il Molina avrebbe posto in essere attività che esorbitano da quelle previste per le ONLUS e, per questo, potrebbe perdere i benefici fiscali riservati a dette Associazioni il cui acronimo è: Organizzazione Non Lucrativa di Attività Sociale……