Uccise il padre, Biggiogero a processo con l’abbreviato
La difesa chiederà il riconoscimento di una seminfermità al momento dell'aggressione. Prima udienza il 23 ottobre davanti al gup

Uccise il padre a coltellate in una tragica serata a Varese, un delitto familiare tristissimo, e che colpì anche per le vicende in cui era stato coinvolto in precedenza l’indagato. Alberto Biggiogero, 42 anni, accusato di omicidio, andrà a processo il 23 ottobre.
La procura di Varese ha chiesto lo scorso 10 luglio il giudizio immediato dopo aver chiuso le indagini sul fatto avvenuto in viale dei Mille, nella casa di famiglia, lo scorso 17 febbraio: Alberto prese un coltello da cucina e colpì tre volte il 78enne Ferruccio Biggiogero lasciandolo in terra esangue.
L’avvocato dell’imputato, Stefano Bruno, chiederà la seminfermità per il suo assistito, sulla scorta di una perizia psichiatrica forense che ha già inviato alla Procura della repubblica. In cui, in sostanza, vengono analizzati una serie di contesti familiari: i rapporti tra il 42enne e il padre, e anche la circostanza della disintossicazione a cui si era sottoposto in quel periodo Alberto.

(La vittima)
La disintossicazione dalle droghe, in quei giorni, secondo la difesa aveva privato il 42enne disoccupato di una sorta di compensazione dell’umore. Ed è anche a causa di questa mancanza che, pare, sia scattato il raptus omicida. La difesa tuttavia terrà a sottolineare che in quei giorni l’uomo era sostanzialmente affetto da una sorta di seminfermità mentale, ma limitata nel tempo e legata al contesto familiare e al periodo di disintossicazione.
POCO LUCIDO
Dunque, la difesa di Alberto Biggiogero tenderà ad escludere che Alberto fosse da sempre seminfermo o comunque poco lucido. La conclusione logica è che per l’avvocato di Biggiogero, l’uomo, quando testimoniò durante le indagini per la morte di Giuseppe Uva, e anche nel succesivo processo in corte d’assise, era in grado di intendere e di volere (la sua deposizione fu però tormentata e si contraddisse più volte).
Infine, il pm Flavio Ricci, prima di arrivare al processo con il rito abbreviato, dovrà effettuare un ultimo accertamento irripetibile su alcuni stracci intrisi di sangue, fissato per il 28 di agosto.
Alberto, com’è noto, è stato (ed è) un importante testimone del caso Uva. In passato ha avuto diverse diagnosi di problemi psichiatrici, ricoveri, oltre che gravi problemi di tossicodipendenza. Il padre era un uomo buono e impegnato nel sociale. E così è stato ricordato dai soci della Socrem e della cooperativa di Valle Olona, dove ancora si impegnava nel volontariato.
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