Confapi: “Basta con i contratti fotocopia”

Il presidente di Unionmeccanica ha presentato il nuovo contratto e i servizi offerti dall'ente bilaterale (EBM)

Confapi

«È stato un contratto particolare fatto e voluto dagli imprenditori. In passato non era così, si facevano contratti fotocopia con quelli di Federmeccanica. Questo lo abbiamo ritagliato sulle nostre pmi». A parlare è Gian Piero Cozzo, presidente di Unionmeccanica di Confapi nel giorno della presentazione del contratto di categoria. Un accordo che ha suscitato parecchio interesse tra gli associati, considerata la presenza massiccia nella sede varesina.
«Per noi questa è una risposta molto importante – ha detto il presidente di Confapi Varese Marco Tenaglia – perché  la nuova linea dell’associazione punta proprio  al coinvolgimento attivo degli associati».

E i presenti sono stati più che attivi, sollecitando i relatori su più punti riguardanti il nuovo contratto, in particolare rispetto ai benefit e ai voucher e alle prestazioni previste dall’Ebm, ente bilaterale di Unionmeccanica Confapi, nato nel 2013  da un accordo con Fiom Cgil. «Alcune territoriali – ha spiegato Cozzo – erano contrarie all’istituzione di un organismo bilaterale. A conti fatti però conviene moltissimo perché abbiamo delegato all’ente la gestione della sanità integrativa con un costo di 60 euro al mese per dipendente, costo molto competitivo rispetto ad altri che si attestano sui 156 euro».

Cozzo, entrando nel merito del contratto, ha sottolineato la piena sostenibilità degli aumenti contrattuali previsti nell’arco di quattro anni, con inizio dall’anno successivo alla sottoscrizione dell’accordo.

L’Ebm, che svolge circa duemila pratiche al mese, puo’ contare su un “tesoretto” di 20 milioni di euro che nelle intenzioni di Cozzo dovrà essere utilizzato per potenziare le prestazioni sanitarie integrative da offrire a imprese e dipendenti. Questa riserva se da una parte è positiva, dall’altra rivela un mancato utilizzo dei servizi erogati dall’ente in questi primi anni.
«Già quest’anno si esce alla pari – ha concluso Cozzo – questo significa che l’informazione circola tra le aziende. Su 360mila lavoratori del comparto versano la quota solo 130 mila. Le aziende devono capire che con questo sistema risparmiano e che se non versano il contributo rischiano di vedersi chiedere 25 euro dal lavoratore per il mancato versamento».

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Pubblicato il 03 Ottobre 2017
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