Sono un cronista della sanità da Prima Repubblica e ne vado fiero
Di Pier Fausto Vedani
In occasione dell’incontro con il sindaco Galimberti e i suoi collaboratori, il direttore generale dell’ azienda al quale fa capo, l’ospedale di Circolo, mi avrebbe definito come una persona che della sanità ha una visione da Prima Repubblica.
Non conosco Callisto Bravi, non l’ho mai criticato, credo di farne il nome adesso per la prima volta. Non l’ho mai coinvolto nelle polemiche perché, comunque importantissimo, ha un ruolo di esecutore delle scelte politiche regionali.
Cronista nell’ambiente della sanità sino dalla metà degli Anni 50 ho sempre portato rispetto a coloro che a vario titolo lo vivono. Spero di avere capito quanto basta ancora oggi per dare ai miei concittadini notizie attendibili sulla base appunto delle mie piccole esperienze personali fatte sul campo e degli esempi e dei comportamenti di medici, infermieri, amministratori, politici e privati cittadini. Tutte persone che in termini di difesa della salute nella Prima Repubblica alla nostra comunità hanno fatto vivere una vera età dell’oro.
Per restare al passato prossimo anche a cari amici un tantino distratti devo pure ricordare che i baroni della medicina sono arrivati a Varese per fare grande l’Università con la loro attività, per garantire una grande continuità scientifica, certamente non per appesantire i bilanci della sanità ospedaliera.
Di recente è accaduto invece che Stefano La Rosa, al “Circolo” ricercatore della bellissima e silenziosa squadra del prof. Carlo Capella, lavorando con colleghi di una équipe internazionale abbia realizzato uno studio specialistico da subito diventato nel mondo riferimento medico ufficiale per dieci anni. Con la sanità varesina ma anche regionale della Prima Repubblica , gli sarebbe stato nascosto il passaporto pur di non lasciarlo andare a Losanna. Anche perché Stefano La Rosa sarebbe rimasto volentieri con noi.
Gentile dottor Bravi, so che Lei è una persona per bene e anche religiosa tanto da chiedere, non molto tempo fa, a medici del “Circolo” di pregare per il suo predecessore nella carica di direttore generale, Carlo Lucchina, che era in attesa di una sentenza dalla quale avrebbe poi avrebbe avuto giustizia.
Non lo dico con ironia anzi penso ci starebbe bene pure un rosario per i pazienti, ex e nuovi, colpiti da pesanti patologie, che oggi, tempi dell’avanguardia della Seconda Repubblica, trovano attenzione e conforto nel battagliero Comitatone fondato a loro tutela.
Quando il Varese gioca in trasferta lo spazio per una preghiera collettiva al “Franco Ossola” c’è.
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