Giornali e giornalisti nell’era digitale. Il futuro è nella qualità
A Glocal si è parlato di giornalismo di qualità in un panel con Anna Masera, Piero Dominici e Daniele Chieffi
 
																			
                        
						
						
						
						Cosa sta accadendo nel mondo dell’informazione con l’avvento del digitale? Come è cambiato e come cambierà il rapporto con i lettori? E’ ancora possibile per il giornalista il ruolo di “watchdog”, di cane da guardia del potere e dei suoi possibili abusi?
Se ne è parlato oggi pomeriggio a Glocal con Anna Masera, giornalista e public editor del quotidiano La Stampa, con Daniele Chieffi, responsabile della comunicazione digitale di Eni e con il sociologo e docente universitario Piero Dominici.
«Se da una parte l’avvento di nuovi strumenti digitali ha facilitato l’accesso all’informazione, dall’altro, in pochi anni, ha completamente cambiato il rapporto tra giornalisti e lettori – ha detto Piero Dominici – E’ stato messo in discussione il ruolo di “filtro” del giornalista e si sono inseriti nel teatro dell’informazione molteplici attori che hanno cambiato il ruolo sociale del giornalista».
Un ruolo, dunque da ricostruire, tra algoritmi e nuove scelte economiche dei giornali, tra crisi di fiducia (più o meno giustificate) che minano la relazione con i lettori, tra fake news e scarsa cultura del mezzo digitale: «Il giornalista oggi è costretto a ripensarsi, e certi comportamenti li definisco “killeraggio” della professione», ha spiegato Chieffi, che ha invocato da parte della categoria anche un po’ di sana autocritica.
Una riflessione che trova d’accordo anche Anna Masera: «I giornali sono in crisi non perché c’è la crisi ma perché in passato non sono state fatte alcune scelte e si continua come se nulla fosse cambiato».
Una riflessione critica che però, secondo Dominici non si può fare isolando solo “l’oggetto” giornalismo, senza tenere conto dell’ecosistema sociale in cui il giornalismo si muove. Ecco allora la necessità di un’analisi più ampia che diventa sociologica perché riguarda la sfera pubblica, concetti come quello di cittadinanza, le scelte che una società opera in tema di educazione, cultura ed inclusione.
Da parte del sistema dell’informazione, ha infine sottolineato Anna Masera, occorre lavorare per rafforzare i valori di correttezza e trasparenza, regole basilari – ma non scontate – per un giornalismo sano. Un esempio è The Trust project, un’iniziativa nata tre anni fa nell’università californiana di Santa Clara, che aiuta chi fa buon giornalismo a differenziarsi grazie ad una sorta di “bollino” di qualità digitale che diventa una garanzia per i lettori e un aiuto nel posizionamento delle notizie sui motori di ricerca. Progetto a cui La Stampa ha aderito proprio pochi giorni fa.
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