Protesta rumorosa al carcere dei Miogni
La segnalazione di Valerio Crugnola. L'ultimo segnale di sofferenza dei detenuti risale all'ottobre scorso
«Nel vicino carcere dei Miogni è in atto una protesta». La segnalazione, inoltrata al sindaco Galimberti e ai parlamentari, viene da Valerio Crugnola.
«Non conosco i motivi che la hanno scatenata. Da stamane i detenuti battono ritmicamente le loro gavette con il cucchiaio per fare rumore e urlano. Sono, più precisamente, grida, suoni senza un significato, come un richiamo quando ci troviamo sperduti e in difficoltà. Sono parecchi, e vanno avanti da molte ore. Sono stato in casa poco, ma non c’è stata sosta domestica in cui non li abbia sentiti».
A scatenare la protesta sarebbe la mancanza di igiene che i detenuti evidenziano all’interno della struttura di via Felicita Morandi. In particolare ci sarebbe una situazione difficile dovuta alla rottura di una lavatrice e dell’asciugatrice, per cui i detenuti denunciano la presenza di lenzuola e coperte sporche. Gli stessi carcerati hanno inviato una lettera a Roma, al capo del Dipertimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo. La situazione dovrebbe essere risolta in breve tempo, dopo l’intervento dei tecnici.
L’ultima protesta risaliva alla scorsa estate per motivi analoghi.
«Capisco lo strazio dei detenuti» aggiunge Crugnola nel post Facebook dedicato alla protesta, portato come detto all’attenzione di sindaco e altri esponenti politici. «Il carcere non è ancora una casa dei diritti come dovrebbe essere in una visione riabilitativa e liberale della pena. Le celle sono strette, poco accoglienti e e fredde. La privazione di una visita, un no a una richiesta innocua, una cattiva organizzazione della vita quotidiana nel luogo di detenzione, un addetto alla sorveglianza poco sensibile e con inclinazioni autoritarie, il freddo, una punizione ingiusta, un evento nazionali che i detenuti caldeggiano, sono occasione di tensioni e delle manifestazioni come quelle in corso. Tutto è molto civile e non è in pericolo l’ordine pubblico. I detenuti cercano di fare sentire la loro voce ai cittadini. Sono i cittadini a non fare a loro volta sentire la loro voce ai carcerati».
«Eppure le voci dei carcerati associate al suono dei padellini hanno un eco di sofferenza infinita, di dolore, di stanchezza, Mi è difficile non commuovermi. La sofferenza degli altri, dei pià deboli ci strazia più della nostra, perché non possiamo fare niente per loro. Chiederei al sindaco, al prefetto, alle autorità carcerarie, a eventuali volontari, a un consigliere regionale e a un deputato della provincia di Varese di fare visita al carcere nella tarda mattinata di domani, ascoltare i detenuti o i loro rappresentarti, e di sollecitare le autorità di competenze di svolgere ciascuno la sua parte, specie per il ministero della giustizia».
Il carcere dei Miogni è formalmente un carcere in via di chiusura, ma di fatto non esiste alternativa. Proprio perché formalmente destinato alla dismissione, gli interventi strutturali sono stati, negli ultimi anni, limitatissimi.
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