Uccise il padre, chiesti 16 anni per Alberto Biggiogero
La sentenza a fine mese. La difesa chiede l’attenuante della “provocazione per accumulo”
Il pubblico ministero Flavio Ricci ha chiesto questa mattina 16 anni di carcere per Alberto Biggiogero, a processo con rito abbreviato per l’omicidio del padre Ferruccio, avvenuto nel febbraio del 2017.
A sostegno della tesi accusatoria sono state invocate le aggravanti legate alla minorata difesa della vittima, ai futili motivi e al grado di parentela che l’accusato aveva con la vittima.
L’udienza è avvenuta in camera di consiglio di fronte al giudice Alessandro Chionna e durante la discussione è stato ricostruito il quadro famigliare al momento dei fatti.
La difesa, patrocinata dall’avvocato Stefano Bruno ha chiesto il minimo della pena applicabile tenuto conto della semi incapacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti, che risulterebbe da una perizia di recente depositata.
Oltre alle generiche, è stata chiesta l’applicazione della “provocazione per accumulo”: si tratta di un’attenuante che tende a concedere uno sconto sulla pena valutando non solo il contesto in cui è avvenuto il delitto – un clima famigliare piuttosto teso – , ma anche il momento attraversato dall’imputato, che stava seguendo un percorso di disintossicazione dalle dipendenze.
La decisione del giudice si conoscerà il prossimo 29 maggio, con la sentenza.
Il nome di Biggiogero, noto alle cronache per quest’episodio di sangue, si intreccia con un’altra famosa vicenda processuale: il caso Uva.
Biggiogero era con Giuseppe Uva la sera d’estate del 2008 in cui i due vennero prelevati dai carabinieri per degli schiamazzi, e portati in caserma a Varese, e fu Biggiogero a chiamare il 118 per chiedere un’ambulanza per l’amico: “Stanno picchiando un ragazzo”.
La mattina dopo Giuseppe Uva morì. Testimone nel processo in cui vennero assolti i carabinieri e i poliziotti indagati, domani, mercoledì, in Corte d’Assise d’Appello i giudici milanesi dovranno decidere decidere se ammettere lo stesso Biggiogero come teste richiesto dall’accusa.
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